Un ex-teatro viene occupato per restituirlo al suo ruolo? Oppure, un locale viene occupato per destinarlo all’arte? Nel caso teramano, probabilmente, entrambe.
Sono ormai 5 giorni, infatti, che un gruppo di artisti ha occupato lo stabile ex-Oviesse in corso San Giorgio (vicino piazza Garibaldi) a Teramo con lo scopo di restituire all’edificio la sua antica collocazione, ossia quella di teatro.
A guidarli c’è l’idea che “La bellezza non può attendere”, come recita lo striscione che è stato apposto fuori l’edificio e che richiama gli sloganistici “La musica ci salverà” e “L’arte non può attendere” scritti sulla loro pagina facebook “Nuovo Teatro Teramo” (le cui info dicono “Noi riteniamo che la cultura sia una delle risorse principali del nostro Paese” e che ha 2150 “mi piace”); affermano di non voler uscire finchè non avranno garanzie che lo spazio sia a loro diposizione. Nel frattempo hanno avviato una raccolta di firme ed hanno iniziato ad organizzare laboratori, concerti, incontri,…
La scelta del luogo non è casuale. Infatti al posto dell’attuale edificio (ex-Oviesse) fino a circa 60 anni fa c’era il Teatro Comunale ed era il più grande della città.
Fu inaugurato nel 1868 (su progetto e direttive dell'architetto teramano Nicola Mezucelli) con un’opera di Giuseppe Verdi (“Ballo in maschera”) e venne demolito nel 1959, dopo 91 anni di esistenza.
L’interno, con arco scenico e volta decorati, era di pregio e aveva un’acustica eccezionale. Poteva ospitare oltre 600 spettatori. Il sipario, opera di notevole fattura realizzato da Bernardino De Filippis Delfico, raffigurava una scena relativa all'Incoronazione del Petrarca.
Sul finire del secolo, nel ridotto venne istituita la società “La cetra” (da cui nacque poi l’istituto musicale G. Braga) per la formazione musicale ad arco.
Nel 1936, su disposizione del Comune di Teramo, la sala del Teatro fu trasformata e adattata a sede del cinematografo. La scarsa attività teatrale, che si trovava a dover condividere spazi e tempi con quella cinematografica, cessò definitivamente nel 1954; dopodiché il luogo funzionò quasi esclusivamente come cinema fino al 30 novembre 1959 quando iniziò la demolizione. Al suo posto fu innalzato l'edificio che oggi ospita il Cineteatro comunale e il grande magazzino adibito, fino a poco tempo fa, ad attività commerciali (Oviesse).
Evidentemente nella memoria dei teramani la presenza di quel teatro non è mai venuta meno e la richiesta di cultura è sempre stata alta. E’ così che un gruppo di artisti, tra cui Enrico Melozzi e il suo Teramo 3.0, adesso ne chiede la riqualificazione artistica e culturale, non scevra della costituzione (come dice il post su facebook del 19 gennaio) di una biblioteca comunale.
La nota “L’arte si riprende la città. L’Oviesse di Teramo liberata dagli artisti e dai cittadini”, da loro emanata il 18 gennaio, giorno dell’occupazione, dice così:
<< Noi riteniamo che la cultura sia una delle risorse principali del nostro Paese. Un bene comune inalienabile che deve essere sottratto a improvvisati manager privati e dirigenti statali e riconsegnato al suo valore collettivo. Un patrimonio pubblico che deve tornare nelle mani attive della cittadinanza.
Teramo non ha bisogno di un altro teatro. È sufficiente che gli oltre 2000mq del Teatro Comunale ora adibiti ad attività commerciale tornino a essere spazi funzionali per l’attività teatrale: sartorie, laboratori scenotecnici, magazzini, camerini, sale prova, sale studio, biblioteca e tutto ciò che occorre per strutturare una nuova e moderna realtà culturale.
Teramo ha bisogno di un teatro di produzione, non di un Teatro di ri-produzione. Un teatro che sia un laboratorio, un’officina, un luogo di sperimentazione e creazione. Un teatro che valorizzi le realtà artistiche presenti nel territorio e che dia vita a una formazione qualificata e costante nel tempo per professionisti dello spettacolo, liberi cittadini e scuole. Un teatro sempre aperto che sia luogo d’incontro e di scambio.
Teramo ha bisogno che la cittadinanza riscopra la bellezza, torni a vivere – e far rivivere – la propria città.
Per tutto questo le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e della conoscenza, gli studenti e i cittadini di Teramo hanno deciso di riappropriarsi degli spazi dell’ex Standa per re-immaginarli, per farli diventare luoghi di scambio culturale, di condivisione e di pratiche politiche.
Questa azione diretta è collegata a tutte le lotte che in questi anni ci sono state in tutto il Paese, dalle occupazioni dei teatri e spazi culturali alle lotte per l'affermazione dei beni comuni, per un cambiamento culturale radicale.
Intorno a questo spazio liberato nasce la nuova Agorà di Teramo. >>
Frattanto il contestato Sindaco Maurizio Brucchi due giorni fa ha fatto sapere che quel locale era già destinato a tornare teatro, ma stava temporeggiando di qualche settimana nella comunicazione di questo progetto in attesa della campagna elettorale per il rinnovo, appunto, della fascia di Sindaco della città.