Teatro

Teatro Stabile di Catania, la stagione delle «connessioni umane»

Stagione 2018/2019 dello Stabile di Catania
Stagione 2018/2019 dello Stabile di Catania © Teatro.it

Sedici titoli, per metà produzioni o co-produzioni, insieme ad importanti spettacoli ospiti ed ibridazioni tra arti performative compongono il nuovo cartellone di prosa dello Stabile etneo, per una stagione all’insegna della “ricostruzione”.

Rinsaldare i legami con il territorio, rafforzare i punti di eccellenza di un Ente che, riconfermatosi Teatro di Rilevante Interesse Culturale, tra sorti alterne, continua a svolgere il fondamentale «ruolo di propulsore artistico e culturale»: questi gli ambiziosi intenti perseguiti dalla nuova dirigenza del Teatro Stabile di Catania, fin nella calibrata programmazione dell’offerta teatrale, mentre si prospetta una risoluzione positiva riguardo al problema del mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti da tre mesi.

In bilico tra alterni stati d’animo, il pubblico degli appassionati, che non ha mai abbandonato “il suo teatro”, non può che concordare con la direttrice Laura Sicignano, quando definisce il teatro “la connessione umana possibile”, un “vitale specchio di umanità” in grado di ricucire “ferite individuali e sociali” e di fungere da “dispositivo di benessere, pensiero e bellezza”: un’ispirazione-guida nell’elaborazione della nuova stagione teatrale 2018/19 “che rappresenta per il Teatro Stabile un ulteriore passo verso la ricostruzione della propria identità e della necessaria connessione con la città e con il mondo”.


Connessioni (dis-) umane e disparità sociali

Numerosi, infatti, gli appuntamenti di teatro civile o centrati sulla rievocazione di emblematici casi di sperequazione sociale, negazione di diritti basilari, ingiustizie reiterate.

Si incomincia da una drammaturgia della stessa Laura Sicignano, ”Scintille”: un monologo-denuncia sull’atroce fine toccata a 146 camiciaie arse vive nello stabilimento TWC di New York nel 1911, a causa dell’inosservanza dei requisiti minimi di sicurezza.
Violenza di genere e mercificazione del corpo, rapporto con l’alterità, percezione del senso di appartenenza vs estraneità al gruppo, costituiscono invece il nucleo fondante di lavori come ”La classe” di Vincenzo Manna, ”Studio per carne da macello” (Ferrante/ De Grandi) o del canovaccio secentesco ”Li Buffoni”, esito del progetto laboratoriale Teatro e salute mentale (ERT Fondazione e ASP Bologna).

Al culmine della stagione si pone inoltre la riedizione teatrale del capolavoro cinematografico di Elia Kazan ”Fronte del porto”, diretta e messa in scena da Alessandro Gassmann, che così promuove la scelta di Daniele Russo nei panni che furono di Marlon Brando: “un interprete ideale e credibile per raccontare i limiti e i difetti umani di protagonisti imperfetti, ma proprio per questo emozionanti”.



Daniele Russo in “Fronte del porto”



Michele Placido in “Sei personaggi in cerca d’autore”

Da Pirandello a Cechov

Non mancano due spettacoli del repertorio pirandelliano (Leo Gullotta in ”Pensaci, Giacomino!” insieme all’atteso ritorno dei ”Sei personaggi in cerca d’autore” di Michele Placido) nonché una nuova creazione di teatro-danza a cura della Compagnia Danza Roberto Zappalà, parte integrante dello studio Re-mapping Sicily: ”A. semu tutti devoti tutti?”
Tra le numerose riscritture teatrali di classici letterari, si segnala l’ottima rielaborazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso de ”Le relazioni pericolose” di Laclos, testo quanto mai adatto alla resa scenica, per il crudele gioco di specchi, maschera spietata del potere, che ne costituisce l’anima.



Leo Gullotta in “Pensaci Giacomino!”



Alessandro Haber e Lucrezia Lante della Rovere in “Il Padre”


Completano la rassegna alcuni classici (il pluripremiato ”Il padre” di Florian Zeller o la «disastrous family» al centro di ”Apologia” di Alexi Kaye Campbell, con Elisabetta Pozzi) in cui s’indagano “connessioni umane” non sempre facili o possibili, come spiegano bene le note del regista Marco Sciaccaluga a commento del suo allestimento de ”Il gabbiano” di Cechov (a Catania dal 19 al 24 marzo 2019): “La feroce denuncia del nostro nulla, coniugata in una continua altalena di ridicolo e patetico, diventa uno stringente invito a compatire, ad amare questi esseri inutili che siamo”.


QUI il programma completo della stagione teatrale dello Stabile di Catania