Andrée Ruth Shammah porta in scena la celebre opera di Ibsen per indagare il complesso rapporto tra uomo e donna. Nel cast uno straordinario Filippo Timi, che si fa addirittura in tre.
L’attesa è finita. Filippo Timi è pronto a debuttare con un nuovo spettacolo, ancora una volta diretto dalla regista e amica Andrée Ruth Shammah. Si tratta di “Una Casa di Bambola”, preziosa opera di Henrik Ibsen che indaga il rapporto di coppia, il confronto tra due universi così vicini ma anche così distanti, quello maschile e quello femminile. “Una Casa di Bambola è uno dei testi più rappresentati nel mondo, perfino in Cina – spiega la Shammah in conferenza stampa al Teatro Franco Parenti di Milano, dove la pièce sarà in scena dal 28 gennaio al 24 febbraio - L’idea di affrontare una sua opera è nata quando Filippo mi ha proposto di fare Revolutionary Road di Yates. Mi sono accorta che altro non è che Una Casa di Bambola”.
Entusiasta Timi, che in questo nuovo spettacolo si fa addirittura in tre: “Interpreto tutti i principali ruoli maschili. Una bella sfida, di certo non mi annoierò. Ciò che più temo a teatro è proprio annoiarmi. Per questo motivo amo creare, ballare, cantare. Non sto mai fermo! Mi vedrete ballare anche la tarantella!”. L’attore umbro vestirà i panni di tre uomini che hanno subìto delle ingiustizie, confrontandosi soprattutto con Nora (interpretata da Marina Rocco), in un intreccio di sentimenti, passioni, truffe, calcoli, utopie e rese dei conti, avvincente come un thriller e intrigante come un giallo.
Dimenticate tutte le interpretazioni che hanno dato fino ad oggi dell’opera di Ibsen, da sempre identificato come il manifesto dei diritti delle donne e del loro ruolo nella società: la versione targata Shammah resta sì fedele al testo originale, ma regala una chiave di lettura diversa, con l'aggiunta di preziose battute tratte da altre opere dello stesso autore, che arricchisce il tutto di nuovi spunti, per andare oltre e sconfinare. “I personaggi sono per la prima volta messi sullo stesso piano – spiega Andrée – Nora non è più vista come unica vittima innocente, così come il marito Torvald non è soltanto colpevole e autoritario. I tre personaggi maschili hanno un punto in comune e in ciascuno di loro abbiamo cercato di recuperare una sorta di umanità”.
“Amo il linguaggio martellante di Ibsen – confessa Filippo Timi – Attraverso Helmer-Rank-Krogstad cerco di raccontare la storia il più possibile, senza caratterizzare ogni singolo personaggio. Tre uomini, una sola presenza. E per fare questo, per salire sul palco serata dopo serata, per farmi in tre, serve sempre un po’ di amore incondizionato, occorre essere innamorati. Provare un sentimento che non ti fa dormire la notte, che ti costringe a studiare un copione fino allo sfinimento, ad emozionarti, a provare stupore sincero”. In Una Casa di Bambola i fatti accadono come se ci fosse sempre qualcuno a spiare, ad osservare la scena, per captare segreti e scomode verità: “Ho aggiunto alcuni personaggi, dal cameriere al fattorino. Questo ci aiuta a creare tensione, come in un giallo – precisa la regista. “Io spero in un miracolo! – ironizza Marina Rocco, che interpreta il difficile ruolo di Nora – Nel senso che vorrei che questo spettacolo ci aiutasse a capire il rapporto uomo-donna, a scavare a fondo. In Una Casa di Bambola sono una donna che mente fin dall’inzio, che sogna e inventa in continuazione. Tutti hanno sempre considerato Nora una vittima che diventa ribelle. Ma io non sono né vittima, né ribelle. Vorrei soltanto che il mio uomo mi proteggesse ma allo stesso tempo che non parlasse mai per me. Ecco la contraddizione”.
UNA CASA DI BAMBOLA di Henrik Ibsen
traduzione, adattamento e regia di Andrée Ruth Shammah
dal 28 gennaio al 24 febbraio 2016 al Teatro Franco Parenti di Milano