Non coglie nel segno il lavoro operato sopra un testo di Patrizia Cavalli, al teatro Caio Melisso - Spazio Carla Fendi di Spoleto.
Al teatro Caio Melisso - Spazio Carla Fendi giunge Tre risvegli, rappresentazione curata da Mario Martone che passeggia sopra un testo di Patrizia Cavalli, affidando ad Alba Rohrwacher il ruolo della protagonista (l'Innamorata), a Roberto De Francesco quello del Messaggero ed alla Cavalli stessa quello che viene definito come il Coro dei sintomi.
La musica minimalista di Silvia Colasanti, affidata al quartetto Guadagnini ed alle percussioni di Leonardo Ramadori, accoglie ed accompagna l'alternanza dei quadri, composti dai risvegli mattutini della protagonista, alle prese con una sorta di meteoropatia congenita che la costringe come a perseguitare se stessa, il suo corpo e chi forse le sta vicino, alla ricerca di una lettura in equilibrio della giornata che verrà, mentre “gli emissari del Dio Ormonale, ovvero il Coro dei sintomi, elenca e commenta le vicende tragicomiche che hanno luogo nel corpo della donna […] ed i mutevoli eventi atmosferici che accompagnano le invettive, le invocazioni e i lamenti dell’Innamorata, vengono annunciati e descritti dal Messaggero in un alternarsi di tregue e catastrofi come nei bollettini di guerra” (dalle note di regia).
Ebbene, con un canovaccio che ambisce ad essere alquanto originale, il risultato delle scelte e delle posizioni concettuali della messinscena non approdano a risultati capaci di mantenere le promesse: dalla struttura di un semi-reading (tutti e tre i protagonisti quasi fino al termine leggono i loro copioni, a volte anche con fatica e con risultati talvolta sinceramente imbarazzanti, come nel caso della Cavalli) alla scarsa espressività di una Risvegliata che interpreta senza grandi differenze i pur variabilissimi stati d'animo che risultano perciò appiattirsi su una linea di testo anch'essa invero monotona, alla scelta di una musica minimal davvero troppo ripetitiva, che nonostante l'ottima l'esecuzione del quartetto, che ha mostrato attacchi convincenti e fragoroso virtuosismo in perfetta sintonia con le percussioni, arrivava con la grazia di un enorme e fastidioso coleottero; per finire, va ricordata una stranezza incomprensibile che il pubblico ha commentato in vari modi, ovvero la circostanza per la quale lo spettacolo è durato circa 34 minuti anziché un'ora e 15, come pure previsto dal programma.