Un week end dedicato all'amore per uno dei più grandi romanzieri del ‘900. All’Off/Off Theatre di Roma andrà in scena il 15 Marzo "Truman Capote – Questa cosa chiamata amore"
L’anti-letterario per eccellenza, il provocatore dallo slogan "Tutta la letteratura è pettegolezzo", il dissacratore dell’arte e degli artisti: questo è il TrumanCapote di Massimo Sgorbani raccontato nel testo Truman Capote – Questa cosa chiamata amore che andrà in scena il 15 Marzo alll’Off/Off Theatre di Roma. Capote, i suoi eccessi di dissolutezza, il suo modo di dissacrare Hollywood e i circoli letterari newyorkesi, di screditare artisti come la Monroe o Hemingway: questo è il personaggio che Gianluca Ferrato porta in scena, diretto da Emanuele Gamba.
Truman Capote: il genio e la sregolatezza
"Sono un alcolizzato. Sono un tossicomane. Sono un omosessuale. Sono un genio". Così la carta stampata newyorkese titolava un articolo, paragonando Truman Capote a un Oscar Wilde contemporaneo. E’ proprio sul personaggio pubblico ancor prima dello scrittore che Sgorbani focalizza la sua attenzione, tracciando un dandy irriverente e pieno di contraddizioni, passando da celebre autore a vittima dello star system mantenendo però intatta la sua peculiarità: l’eterna giovinezza del suo stile fatto di suono e ritmo della parola.
La scelta drammaturgica di Massimo Sgorbani
Massimo Sgorbani non restituisce a Truman Capote quello che lui stesso ha saputo esprimere di sé. Ne prende in prestito il personaggio per riportare alla memoria il talento artistico che lo contraddistingue, anche a chi lo legge a distanza di anni: "Pur assumendomi la responsabilità della mia anacronia, ho solo cercato di raccogliere quel che Truman Capote ha seminato. Questo è quello che mi ‘ha raccontato’, con la straordinaria leggerezza di chi chiacchiera sorseggiando un Vodka Martini. Il lato oscuro di un’America che altri – prima, insieme e dopo di lui – hanno esplorato. La paura dello sconosciuto che minaccia la tua famiglia e la tua proprietà. La paura (e insieme l’attrazione) che suscita il ‘diverso’, ma anche la paura che lo stesso diverso prova sentendosi tale e tentando di essere accettato, salvo scoprirsi in extremis ‘tollerato’ (come diceva Pasolini) solo ipocritamente, e riappropriandosi dell’unica identità che, a ben vedere, gli è stata realmente concessa: quella di intruso, di presenza minacciosa".
Per INFO e DATE vai alla SCHEDA DELLO SPETTACOLO