Al Teatro Stabile di Catania l’apertura al pubblico della mostra inaugurale per i cento anni dalla nascita
Si comincerà presto, il prossimo 1 marzo, con l’apertura al pubblico della mostra d’esordio dedicata a Turi Ferro sotto la supervisione del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Ateneo catanese.
L’attuale favorevole congiuntura epidemiologica in Sicilia ha infatti consentito la progettazione dell’evento in presenza nel pieno rispetto di alcune indispensabili precauzioni: l’ingresso del pubblico sarà contingentato e scaglionato per fasce orarie e previsto solo su prenotazione. La mostra proseguirà fino al ventennale della morte di Ferro, che ricorrerà il 10 maggio p. v.
Benché talvolta erroneamente accostato ad interpreti d’ispirazione oleografica e regionalistica, Ferro è riuscito a conferire una visione di ampio respiro all’indagine sui classici siciliani, dando voce alle inquietudini del Novecento.
Destinato a diventare una figura emblematica per intere generazioni - chiarisce bene la direttrice Sicignano- seppe aprirsi al nuovo senza mai smarrire il guizzo del fuoriclasse: «C’è nella sua storia un esempio vitale per questo nostro tempo: vitale, intendo, perché ha in sé la vitalità che è propria della creazione teatrale e che riesce ad esprimere un ruolo nella storia, nell’ interpretarla, così come nel saperla rinnovare».
Ferro, un talento dionisiaco
Vulcanico sperimentatore ed inesauribile innovatore del patrimonio teatrale tradizionale, Ferro consacrò l’intera esistenza allo studio dei miti di fondazione della terra di Sicilia, considerati come chiave d’accesso ai problemi dell’uomo di ogni tempo.
Ha spiegato la prof.ssa Zappulla Muscarà: Ferro è il «naturale erede di un ricco patrimonio multiforme, che affonda le radici in un humus teatrale antichissimo, rinsanguato da generazioni di pupari, da fermenti di commedia dell’arte, da retaggi di cultura orale, da elementi temperamentali ‘forti’ e da un innato, istintivo talento». La studiosa chiarisce che il magistero di Ferro è «ancora vivo nei tanti attori che si sono formati con lui e con lui sono cresciuti, conquistandosi uno spazio duraturo nel cuore degli spettatori».
Una vitalità “dionisiaca”, insomma, quella del poliedrico Catanese, quasi “un nume tutelare” cui guardare ed ispirarsi durante fasi di transizione di particolare difficoltà.
Il Teatro Stabile “nuovo di zecca”
La mostra vivrà di fotografie, citazioni, preziosi cimeli ed oggetti di scena significativi, trovando il suo habitat ideale in un teatro rinnovato dentro e fuori, in vista dei prossimi traguardi. Sono infatti da poco giunti a compimento i lavori di restauro e ricostruzione della facciata principale dello Stabile, nell’ambito di una complessiva riorganizzazione degli spazi interni.
Negli intenti della direttrice Laura Sicignano il ricordo beneaugurante di Turi Ferro nei locali del nuovo ridotto multifunzione diventerà il viatico per il teatro del futuro: «La figura di Turi Ferro è emersa nello scenario del Dopoguerra italiano: lui stesso ha operato come artista in grado di concorrere in quel momento alla ricostruzione del Paese. Oggi noi ci ritroviamo ad attraversare una contingenza che ha molto a che fare con quella fase: il Teatro condivide con tutta la società la necessità di ripartire, ma anche la consapevolezza che ri-partire significherà ri-costruire. Ecco che in questa prospettiva Turi Ferro ci è di ispirazione».