Torna a Rifredi "Il malato immaginario", spettacolo più votato e apprezzato dagli spettatori dei teatri del circuito della Fondazione Toscana Spettacolo.
Ritorna sul palcoscenico di Rifredi “Il malato immaginario” di Molière nell'adattamento e la regia di Ugo Chiti, spettacolo che ha ottenuto un grande successo di critica e consenso di pubblico, tanto da risultare il più votato e apprezzato dagli spettatori dei teatri del circuito della Fondazione Toscana Spettacolo.
In scena la Compagnia Arca Azzurra Teatro, che, per i pochi che non la conoscessero, da oltre trent'anni macina successi con il sodalizio artistico di Ugo Chiti.
Protagonista de Il malato immaginario è l’ipocondriaco Argante (Dimitri Frosali) che, credendosi segnato nel fisico ed esposto a ogni malattia, vive perennemente tra medici e medicine: per assicurarsi cure più assidue, vorrebbe costringere la figlia Angelica (Elisa Proietti) a sposare lo sciocco e pedante Tommaso Diarroicus (Andrea Costagli), figlio del suo dottore (Massimo Salvianti). Vivacizzato da una violenta satira nei confronti della classe medica, nasce così in famiglia un intreccio drammatico, inevitabilmente votato al lieto fine, il cui motore è rappresentato dalla serva Tonina (Giuliana Colzi), la quale riuscirà con l’astuzia non solo a spingere Angelica nelle braccia dell’amato Cleante (Gabriele Giaffreda), ma anche a svelare l’amore interessato che la seconda moglie Becchina (Lucia Socci) ostenta per Argante.
Molière, primo attore e drammaturgo del re, ideò e scrisse Il malato immaginario per il puro divertimento del suo sovrano reduce dalla guerra, immettendovi però qualcosa di molto personale, che rinvia allo stato d’animo di chi ha smarrito, nelle delusioni della vita, la fiducia in se stesso e nei propri simili, oltre che la stessa voglia di vivere.
Dalle note di Ugo Chiti: “Farsa-commedia, intrisa di realismo dove i personaggi si muovono sulla ritmica dell’intreccio comico occhieggiando alla commedia dell’arte, Il malato immaginario lascia intuire la natura più sinistra di figure inquiete; caratteri teatrali che sfiorano il tragico con il ghigno divertito di maschere comiche”.