Uno spettacolo assolutamente stupefacente, e, anche se il testo differisce abbastanza dall'originale, in pieno stile goldoniano. Favino è maestro della commedia dell'arte, di un'improvvisazione che appare assolutamente spontanea, ma che guardando più a fondo si scopre essere studiata in maniera minuziosa, rendendo il tutto ancora più meritevole di lode.
Musiche suonate da un'orchestrina in scena e relativi balletti impreziosiscono il lavoro di Favino che è l'attore principale, ma anche il regista dello spettacolo. Lo spettatore non può che restare totalmente avviluppato dal gioco scenico, che mescola realtà e finzione, tanto da non riuscire a staccare gli occhi dal palco.
La trama, in linea di massima, riprende quella della commedia goldoniana "Arlecchino servo di due padroni", una storia comune, quella di un pover uomo (qui Pippo invece che Arlecchino), di un italiano che vive durante gli anni trenta che per mettere qualcosa sotto i denti finisce per diventare "servo per due" dando luogo a una serie di imprevedibili ed esilaranti equivoci.
Dire che non si smette un attimo di ridere per l'inteta rappresentazione non è assolutamente un'esagerazione. Uscendo dal teatro però, non si può far a meno di avvertire un senso di inquietudine e di smarrimento quasi a significare che non si può restare indifferenti abbandonando un gioco così ammaliante a favore di un presente non sempre altrettanto attraente e confortante.
Alunna della classe IV B, Liceo Classico D'Oria, Genova
Recensione relativa allo spettacolo:
Servo per due
Richard Bean da Carlo Goldoni
Regia di Pierfrancesco Favino/Paolo Sassanelli
4-9 febbraio 2014, Teatro della Corte, Genova