Teatro

Un sorprendente Tristan und Isolde conquista il Festival di Bayreuth

Un sorprendente Tristan und Isolde conquista il Festival di Bayreuth

Per l'annuale rassegna bavarese, un nuovo allestimento dell'opera wagneriana con la regia di Katharina Wagner, pronipote del compositore e direttrice artistica del Festival.

In occasione del 150° anniversario della prima rappresentazione assoluta (Monaco di Baviera, 10 giugno 1865), il Festival di Bayreuth offre un nuovo allestimento di Tristan und Isolde con la regia di Katharina Wagner, pronipote del compositore e direttrice artistica del Festival (ancora per quest’anno in coabitazione con la sorellastra Eva Wagner-Pasquier; poi, a partire dal prossimo anno, in esclusiva).

Katharina ci racconta un Tristano diverso e sorprendente rispetto a quello cui siamo abituati; e lo fa con notevole intensità teatrale, oltre che con ammirevole coerenza nello svolgimento dell’azione rispetto al libretto. Nella proposta degli scenografi Frank Philipp Schlößmann e Matthias Lippert, l’imbarcazione del primo atto si ispira dichiaratamente alle “Carceri d’Invenzione”, celebre ciclo di incisioni di Giovanni Battista Piranesi, delle quali vengono qui riprese le geometrie intricate e labirintiche, con tanto di scale, ponteggi, passerelle. Ad esse Marguerite Yourcenar ha dedicato un saggio dal titolo “La mente nera di Piranesi”, nel quale la celebre scrittrice sottolinea come queste immagini complesse e visionarie rappresentino, tra l’altro, la negazione del tempo, lo sfalsamento dello spazio, l’ebbrezza dell’impossibile raggiunto o superato. La scenografia contiene anche echi dell’opera del celebre grafico contemporaneo Maurits Cornelis Escher, che subì, egli stesso, il fascino delle Carceri piranesiane.

Fin dall’inizio, Tristan e Isolde si cercano disperatamente senza riuscire ad incontrarsi, anche a causa della “marcatura stretta” esercitata da Kurwenal e da Brangäne. Appare subito chiaro che non servirà alcun filtro d’amore per consolidare un’attrazione sessuale e sentimentale conclamata più che latente. Dopo vari tentativi, Isolde riesce finalmente ad eludere la sorveglianza degli zelanti servitori, raggiunge Tristan con l’ausilio di una passerella idraulica e lo bacia appassionatamente prima ancora di proferire parola. Nel secondo atto ritroviamo Isolde e Brangäne nel cortile di una prigione, delimitato da un alto muro circolare grigio; Marke, Melot e i loro sgherri vigilano dall’alto con l’ausilio di potenti riflettori. Poco dopo anche Tristan e Kurwenal vengono brutalmente scaraventati all’interno di questo cortile. Il tradimento è dunque già patente e non necessita di essere scoperto. Nel tentativo di rifugiarsi dalla penetrante luce dei riflettori - metafora fin troppo evidente dell’odiata luce del giorno – i due amanti si fanno scudo con una specie di telo, che ornano con delle piccole stelle posticce, quasi a voler ricreare l’illusione della notte, complice e consolatrice; il loro duetto trasuda però una passione rabbiosa più che estatica.

Il personaggio di Marke non esprime amara disillusione ma aggressività e volontà di possesso; il suo scopo è avere Isolde per sé e punire Tristan, ragione per cui dà il via libera a Melot per accoltellare alla schiena Tristan prima di trascinare via Isolde. Nel terzo atto, infine, domina una fittissima nebbia; sulla destra riusciamo a intravedere solo il morente Tristan steso a terra, vegliato dal fido Kurwenal e da altri seguaci. Durante il massacrante monologo di Tristan, ci vengono mostrate le sue allucinazioni che prendono la forma di triangoli a varie altezze che si illuminano d’improvviso e all’interno dei quali appare la figura di Isolde. Al giungere di quest’ultima, Tristan spira e viene posizionato su un catafalco, accanto al quale Isolde rimane, da quel momento in avanti, immobile, inespressiva e totalmente astratta da quanto le accade intorno. Il suo monologo conclusivo ha il sapore della trenodia funebre più che dell’esaltazione della morte come inevitabile epilogo, al quale aspirare entusiasticamente, di una passione amorosa così forte da scardinare tutte le convenzioni e convenienze sociali. Marke trascina via Isolde, indispettito e determinato a farla sua, senza alcuna compassione per Tristan; conclusione logica ed inevitabile di uno spettacolo di sicuro interesse, che si è avvalso dei costumi senza tempo di Thomas Kaiser e delle luci suggestive di Reinhard Traub.

Coerentemente con questa lettura registica cupa e inclemente, Christian Thielemann impone un’interpretazione musicale caratterizzata da marcati contrasti dinamici; non vi è in questo Tristano una tensione irrisolta che si accumula a poco a poco in un crescendo di inquietudine e di desiderio, quanto piuttosto una drammaticità aperta e sferzante, che solo a tratti si scioglie nel legato denso e avvolgente della unendliche Melodie wagneriana. Stephen Gould palesa una grande resistenza fisica ma anche una lodevole propensione al fraseggio; ad onta di qualche acuto faticoso - peraltro comprensibile in una parte così dura – il suo è un Tristan di ottimo livello. Di Isolde Evelyn Herlitzius privilegia la veemenza e la stizza, in linea con la proposta interpretativa generale; qualche sfumatura in più sarebbe tuttavia stata auspicabile per disegnare una protagonista femminile un po’ meno a senso unico. Eccellente Georg Zeppenfeld nel incarnare un Marke tutt’altro che nobile e comprensivo, bensì rigido e spietato. Ottimi tutti gli altri interpreti: l’intensa Brangäne di Christa Mayer; il Kurwenal di Iain Paterson, ruvido e franco; l’astioso Melot di Raimund Nolte.

Al termine lunghe e insistite ovazioni per tutti gli interpreti, in particolare per Gould e Thielemann, quest’ultimo nominato da poco direttore musicale del Festival. Si tratta di un ruolo che in passato è stato attribuito solo una volta: lo assunse per breve tempo Wilhelm Furtwängler dopo la morte di Siegfried Wagner nel 1930. Si tratta quindi di una posizione sostanzialmente nuova, che in qualche modo istituzionalizza l’influenza che da tempo Thielemann esercita sulle scelte artistiche del Festival.

Tristan und Isolde, Bayreuth, Festspielhaus, 13 agosto 2015

Tristan: Stephen Gould
Isolde: Evelyn Herlitzius
König Marke: Georg Zeppenfeld
Kurwenal: Iain Paterson
Brangäne: Christa Mayer
Melot: Raimund Nolte
Ein Hirt: Tansel Akzeybek
Ein Steuermann: Kay Stiefermann
Junger Seemann: Tansel Akzeybek

Direttore: Christian Thielemann
Regia: Katharina Wagner