Beveva assenzio, era preda di allucinazioni e si automutilò pure l’orecchio. Insomma, non era proprio equilibrato. Ma oggi i suoi dipinti sono assicurati anche per 100 milioni di euro. Ce lo racconta in settanta minuti Corrado d’Elia in “Io, Vincent Van Gogh”, in prima nazionale dal 9 maggio a Milano.
“Io vorrei essere il più pittore di tutti i pittori”, disse di sé Van Gogh. Ha dipinto solamente dieci anni, dai 27 ai 37, con una media forsennata di un quadro al giorno. Eppure in vita ne ha venduto uno solo, per 300 miseri Franchi. Un artista che rinunciava a mangiare per comprare le tele e che molti hanno etichettato come pazzo.
Ma Van Gogh era pazzo davvero o era solo un artista bizzarro, un po’ come tutti gli artisti? Chi lo sa. Quel che è certo, è che le grandi menti dell’arte etichettate come “folli” sono rimaste nella storia: Goya, Michelangelo, Munch. Ma anche Ligabue, che dipingeva dimenandosi e versandosi addosso la pittura, o Jackson Pollock, habitué di alcol e psicofarmaci. E ancora, Wain, il pittore dei gatti, Rothsko, Modigliani, Dalì.
Ma gli artisti sono un po’ tutti pazzi come dicono? O semplicemente sono fuori dagli schemi?
“Ogni artista segue un comandamento interiore, che è la propria arte, il proprio fuoco. Va da sé che è una persona originale, bizzarra, diversa dagli altri. La vera questione è quanto tempo dedichi al tuo fuoco: la mia vita segue la mia arte, le ore di prove, quelle di scrittura. E chi mi sta vicino deve capirlo e assecondare i miei tempi, altrimenti non funziona”, spiega Corrado d’Elia.
Per i suoi Album, il regista milanese stavolta punta la luce su Van Gogh, l’artista più amato e incompreso di sempre, quello che è riuscito ad andare oltre il colore, interpretando il mondo e regalando alle generazioni a venire (nei secoli e nei secoli, amen), un esempio di arte moderna ineguagliabile.
E’ da questa suggestione che è partito d’Elia: “Non volevo fare l’esperto d’arte, ma volevo restituire Van Gogh in modo nuovo e originale e a far vivere al pubblico un’esperienza diversa dalle mostre e dal museo”, racconta. “Non volevo proiettare immagini di quadri, non volevo commentarlo, né descriverlo, né fare una lezione. Ma volevo sorprendere e far emozionare facendo vivere Van Gogh in maniera intima, da dentro. Una ballata poetica, fluida, ritmata di settanta minuti”, continua.
E se fosse vissuto ai giorni nostri, cosa avrebbe dipinto Vincent Van Gogh?
“Di certo non avrebbe cambiato il soggetto, che sarebbe sempre la natura: avrebbe dipinto gli emigrati, le persone povere. Ma avrebbe cambiato solo lo strumento, dipingendo sul tablet”, conclude.
Al Teatro Leonardo di Milano.
Per INFO e DATE: Io, Vincent Van Gogh (Scheda spettacolo)
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