Teatro

VERDI OLIMPICA PRIMADONNA A VICENZA

VERDI OLIMPICA PRIMADONNA A VICENZA

Il soprano verdiano, inteso non solo come personaggio di eroina pervasa da struggente passione ma ahimé dalla sorte sempre infelice, ma visto anche come una ben specifica tipologia vocale, nasce con la Leonora di “Oberto, Conte di San Bonifacio”, primo e non disprezzabile esperimento verdiano; e percorre ed attraversa poi il cuore del XIX° secolo seguendo una linea ideale che passa per le figure di Giovanna d’Arco, dell’Amalia de “I masnadieri”, della Lucrezia de “I due Foscari”, dell’Elvira di “Ernani”, di Luisa Miller, della Lina di “Stiffelio”, sino a trovare pieno compimento nelle memorabili protagoniste del cosiddetto «trittico romantico»: Gilda, Violetta, Leonora. Tra l’altro, le sempre più frequenti riproposte di “Oberto” – l’ultima in ordine di tempo, la recente produzione scaligera – stanno a dimostrare come sin da questo primissimo esperimento il genio di Busseto fosse in grado di costruire personaggi a tutto tondo; personaggi cioè scenicamente convincenti, vocalmente robusti ed originali, e sopra tutto già contraddistinti da quelle cifre stilistiche che diverranno definite tipicamente verdiane. Come a dire che la Leonora che si aggira tra le mura del castello di Ezzelino da Romano, è l’antecedente diretto delle altre due che seguiranno: cioè la Leonora de “Il trovatore” e quella de “La forza del destino”.
Dedicare un intero concerto - in questo caso quello che ha chiuso a fine maggio la rassegna 2013 de «Il suono dell’Olimpico» - a Verdi ed ad alcune delle sue eroine è stata l’occasione non solo di sfogliare tante belle pagine sinfoniche interpretate dall’Orchestra del Teatro Olimpico, ma anche di imperniare un po’ tutta la serata intorno alla figura della primadonna verdiana.
Molta carne la fuoco, per un concerto di quasi tre ore: nella prima parte dedicata alla prima metà della sua carriera Verdi, con le sinfonie da “Oberto”, “Giovanna d’Arco”, “Luisa Miller” ed i preludi da “Macbeth” e dal primo atto de “La traviata”; nella seconda parte le massicce sinfonie da “I vespri siciliani” e da “La forza del destino”, ed il breve preludio da “Aida”. Tutte pagine che hanno trovato i giusti effetti e colori strumentali da parte dell’Orchestra del Teatro Olimpico e del suo direttore artistico Giampaolo Bisanti.
Le varie arie sopranili poste in programma seguivano a loro volta fedelmente questo tracciato cronologico: nella prima parte «Ah sgombro è il loco…Oh potessi nel mio cuore» da “Oberto”; «Surta è la notte…Ernani involami» da “Ernani”; l’aria di Medora «Egli non riede…Non so le tetre immagini» da “Il corsaro”; l’aria di Luisa Miller «Tu puniscimi, o Signore…A brani, a grani o perfido»; l’aria di Violetta «E’ strano…Sempre libera degg’io». Nella seconda parte, poi, «D’amor sull’ali rosee…Tu vedrai che amore in terra» dal “Trovatore”, «Pace, pace mio Dio» da “La forza del destino”, «Tu che le vanità» da “Don Carlos”, ed infine «Ritorna vincitor» da “Aida”. Pagine che ci sono apparse sempre pertinenti alla fresca vocalità di Silvia Dalla Benetta, cui erano state affidate. Ed in effetti il giovane soprano vicentino ha dimostrato ognora molto gusto nell’aderire alla scrittura verdiana, e messo in campo tanta bella espressività; e poiché è portatrice di una buona linea di canto, leggera e spontanea, ma anche tecnicamente ben sorvegliata, ogni rilettura è filata benissimo.
Gli spalti e la platea del Teatro Olimpico hanno tributato sia a lei che a Bisanti lunghi e caldi applausi che li hanno convinti, sebbene si fosse ormai a tarda ora, a concludere la serata con un bis: il trascinante bolero di Elena «Mercé dilette amiche» da “I vespri siciliani”.