La musica napoletana come viatico per una cultura che recuperi un passato senza nessuna concessione all’oleografia, ma che parli un linguaggio nuovo senza tradire le origini. Questo l’ambizioso progetto nato da un’idea di due giovani artisti campani, il cantante Antonio Guido ed il percussionista Michele Maione. Un progetto che intende raggiungere un pubblico di giovanissimi spesso inconsapevoli di quel patrimonio inestimabile rappresentato dalla musica che vide le sue origini con i canti di lavoro delle lavandaie nel tardo medioevo e che ancora oggi riesce ad entusiasmare e commuovere mezzo mondo. E per arrivare ai giovani è davvero encomiabile il lavoro di arrangiamento che Maione, in collaborazione con uno straordinario musicista come Giosi Cincotti, ha realizzato per questo “Verso L’Onda”, spettacolo concerto che ha debuttato presso il Circolo Arcas di Napoli e che davvero ci auguriamo approdi, come merita, sui grandi palcoscenici, perché un sempre più vasto pubblico possa apprezzarne le splendide sonorità. Si parte da “Jesce Sole” fino ad arrivare ad una recente composizione di Amedeo Minghi “Vicerè”, seguendo un excursus che non può trascurare grandi classici come " Era De Maggio", "Nuttata 'E Sentimento", "Mmiez 'O Grano", e "Je Te Vurria Vasà" (avvalendosi, per quest’ultima, della cristallina voce di Mavi Gagliardi) reinventati musicalmente con sonorità da world music, arricchite, oltre che da i già citati Maione (alle percussioni) e Cincotti (alle tastiere) dal violoncello di Arcangelo Caso. La sorprendente voce di Antonio Guido asseconda le sonorità lanciandosi in iperboli interpretative al limite del virtuosismo, accompagnando il canto con il sapiente uso dei mezzi espressivi, grazie alle sue eccellenti doti di attore, regalando interpretazioni da brivido, particolarmente appressabili nei due brani del repertorio di Raffaele Viviani quali "Canzone Del Pescatore" e " 'O Pesce Nicolò" (quest’ultima musicata dal Maestro Roberto De Simone). Tutti brani, quelli che compongono la scaletta dello spettacolo, che hanno in comune la ricchezza espressiva della musica ma anche e soprattutto della parola, cosicché, nell’intento degli ideatori del progetto, sia favorita la conoscenza di un linguaggio non banale o appiattito, come purtroppo ci capita di sentire utilizzato dai moderni cantori di Napoli, così poco attenti alla ricca gamma di colori che il dialetto partenopeo ha sempre avuto, e che ora schiacciato dalla massificazione espressiva. Il valore che va riconosciuto all’ensemble dei giovani musicisti è senza alcun dubbio, quindi, quello di voler cercare nelle radici una cultura persa e dimenticata, e di volerla diffondere con entusiasmo, competenza e valore artistico.
Teatro