Nella seconda metà del XV secolo a Fermo (e nelle Marche) si afferma e diffonde l'arte dei Crivelli, i cui polittici, sfolgoranti d'oro e di smalti preziosi, introducono nell'austerità gotica il fasto lagunare, espresso anche da raffinati dettagli sartoriali (come il dandy San Sebastiano, con la mano vezzosamente nella cintura, in mostra ma non in catalogo) e nella espressività delle tavole Stibbert, dipinte per la chiesa di San Domenico a Camerino. Il seducente fasto di Carlo viene declinato con esiti formali ed espressivi più edulcorati dal fratello minore Vittore, che a Fermo tiene bottega a partire dal 1479, e da Pietro Alamanno, austriaco attivo ad Ascoli Piceno fino al 1497. I loro polittici sono diffusi, da San Severino a Massa Fermana, da Monte San Martino ad Ascoli.
A questi repertori attinge Giovanni Pagani (circa 1465/1545), che a Monterubbiano avvicina alla pittura in figlio Vincenzo (circa 1490/1567) quando l'influenza crivellesca va scemando e si aprono nuove prospettive per l'arte locale.
Il giovane Vincenzo Pagani mostra sin dalle sue prime opere (notevole la pala di Montalto) di andare oltre gli angusti limiti di un crivellismo di massima, in quanto guarda piuttosto con grande interesse ai fatti pittorici più aggiornati del panorama artistico umbro-marchigiano (Perugino, Signorelli, Palmezzano, Antonio da Faenza). Egli, con grande attitudine eclettica, adotta al proprio linguaggio piano e persuasivo quanto di nuovo apprende dai maestri del Rinascimento, dando vita a formule compositive ben accettate dalla devota committenza locale, come nella lunetta di Treia. Condizione di apertura mentale e inclinazione all'eclettismo: grazie a queste due qualità Pagani guarda le opere di grandi artisti e riesce a diffondere i “prestiti” in modo nuovo ed originale, con una propria cifra stilistica che rende le sue opere riconoscibili.
Pagani ha dipinto per piccole chiese, parroci di campagna, committenti poco abbienti. Scrive Vittorio Sgarbi in catalogo: “è chiaro che con Pagani non abbiamo a che fare con un genio alla Michelangelo, ma con un artista-artigiano che concepisce la sua professione nel contesto della provincia in cui opera, rispondendo al maggior numero possibile di commesse che gli vengono proposte”.
Negli anni Quaranta e Cinquanta Pagani realizza una serie di pale d'altare in cui dimostra quanto appreso negli anni precedenti, rinnovando il continuo confronto con Lotto. Alla fine tenta un aggiornamento con i sofismi del Manierismo, dopo avere riveduto l'impianto delle sue Sacre Conversazioni ispirandosi a Raffaello, forse ammirato in Umbria insieme al figlio Lattanzio (circa 1515/post 1582). La lezione di Raffaello giunge nel Piceno anche attraverso la interpretazione di Cola dell'Amatrice (in catalogo le sue opere scontornate appaiono raffigurate purtroppo al contrario), il cui taccuino da bottega è pieno di esercitazioni dalle stanze vaticane (nell'800 Pagani era erroneamente considerato allievo dell'urbinate).
La mostra è esposta nella suggestiva cornice di Palazzo dei Priori, luogo di forte personalità, in sontuosi saloni affrescati ed arredati, e si conclude con l'opera forse più alta dell'artista, la pala di San Ginesio da cui è tratta l'immagine iconica. Ma il percorso si completa con un capillare itinerario in una ventina di piccoli comuni, alla scoperta di affreschi e ancone collocati ancora nei luoghi per cui furono realizzati. Le Marche sono un territorio che va colto nella sua complessità e con uno sguardo d'insieme che sappia intrecciare le qualità del mondo rurale e quelle del mondo urbano, a sua volta profondamente intrecciato con l'ambiente circostante, sottolinea a ragione Olimpia Gobbi, assessore alla cultura della provincia di Ascoli. Le città delle Marche sono tra loro diverse (Fermo nelle sfumature del cotto, Ascoli nel dolce travertino) ma tutte ricche di relazioni umane ed ancorate alla memoria, dietro l'apparente riservatezza, la modestia, la tendenza a preferire il piccolo e a mantenere le tradizioni che sono, ancora oggi, la componente essenziale del carattere dei marchigiani.
Fermo, Palazzo dei Priori, fino al 9 novembre 2008, aperta fino al 15 giugno e dal 19 settembre feriali dalle 10 alle 13 e dalle 15,30 alle 18, festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15,30 alle 19 (chiuso i lunedì non festivi); dal 16 giugno al 18 settembre tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20 (il giovedì e dal 7 al 17 agosto aperta anche dalle 21 alle 23); ingresso euro 8,00, catalogo Silvana Editoriale, infoline 0734.217140, sito internet www.vincenzopagani.it
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