La Tragedia del Vendicatore è una critica dura e impietosa nei confronti di una società inquieta, ossessionata da denaro, potere, lussuria, un esplicito attacco al potere e alla natura più intima dell’essere umano.
Declan Donnellan affronta con feroce ironia e profonda intelligenza il complesso testo elisabettiano di Thomas Middleton “La Tragedia del Vendicatore”, su versione italiana di Stefano Massini, mescolando sapientemente tragedia e satira, creando una macchina scenica efficace e di forte impatto visivo, in grado di restituire la dirompente e pericolosa energia del testo.
Questo è il primo allestimento in lingua italiana firmato dal celebre regista, che ha scelto di lavorare con un cast di quattordici attori italiani, pur non conoscendo la lingua: fedele alla sua concezione di un teatro in grado di andare oltre la lingua e le parole.
The Revenger’s Tragedy: vendetta e nostalgia
La Tragedia del Vendicatore”, in originale The Revenger’s Tragedy è una critica dura e impietosa nei confronti di una società inquieta, ossessionata da denaro, potere, lussuria e posizione sociale, caratterizzata da corruzione, malcostume, superficialità e violenza. Ciò che muove l’azione è il bisogno di vendetta e di punizione, unito a una profonda nostalgia, un’incapacità di superare situazioni, emozioni, eventi: sentimenti potenti e attuali, insiti nella natura umana.
Un cast in stato di grazia
Un cast di attori in stato di grazia, che si è donato generosamente al pubblico, regalando un’interpretazione potente e forte. La scelta del regista di scommettere su un cast composto in prevalenza da giovani fa emergere alcune individualità più acerbe di altre, sebbene nel complesso il numeroso cast proceda compatto e unito. Tutti i personaggi sono mossi da istinti e desideri primordiali, smaniosi di soddisfare i loro piaceri.
Da segnalare uno strepitoso Fausto Cabra, inteso e vibrante nel ruolo di Vindice, che ha saputo tradurre le contraddizioni, le fragilità e le molteplici sfumature di un un personaggio di brutale violenza, ma allo stesso tempo di drammatica bellezza. Matura, efficace e al tempo stesso di travolgente energia l’interpretazione del Lussurioso di Ivan Alovisio, che rivela interessanti doti comiche. Nota di merito anche per il veterano Massimiliano Speziani, che interpreta il Duca, personaggio vizioso, ipocrita e dedito agli eccessi e Pia Lanciotti, che ha avuto l’arduo compito di interpretare due ruoli di madre molto diversi fra di loro, la Duchessa e Graziana, riuscendo a caratterizzarli con intelligenza, ironia e misura, senza mai cadere in facili cliché, ma riuscendo a restituirne la complessità.
La danza macabra di Donnellan
Le musiche, firmate da Gianluca Misiti, sono in forte contrasto con l’atmosfera austera della vicenda e ne intensificano lo straniamento: traducono lo stile e l’essenza dell’opera di Middleton. L’allestimento di Donnellan si apre e si chiude con una danza macabra, una sorta di sfilata degli orrori in cui i personaggi si presentano e alla fine si uccidono a vicenda: non c’è morale, ma solo l’inevitabile epilogo che spetta agli animi corrotti.
Il regista inglese costruisce uno spettacolo divertente e divertito, a tratti quasi splatter, che fonde elementi grotteschi e tragici con acuta ironia e amara leggerezza, immagini potenti e ritmo incalzante: un esplicito attacco al potere e alla natura più intima dell’essere umano.