Un thriller colorato di noir con un pizzico di romanticismo e molti effetti speciali. È 1984, una pièce che scorre veloce, rappresentata tutta d’un fiato e con un adattamento capace di mantenere sempre alta la tensione.
1984 è la trasposizione dell’omonima opera di George Orwell. Il capolavoro letterario, completato dallo scrittore inglese nel 1948, ha avuto una grande influenza culturale grazie a un’elevata capacità previsionale a tratti premonitrice. Di attualità perdurante, da oltre settant’anni continua ad avere richiami in canzoni, film e opere letterarie, ma anche in fumetti, videogame e spot pubblicitari.
La trasposizione teatrale di 1984 è diretta da Giancarlo Nicoletti e si basa sull’adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan, già rappresentato con grande successo sui palcoscenici di Londra e di Broadway. 1984 è un progetto ambizioso e dall’approccio atipico al mezzo teatrale, più simile alle produzioni di Broadway che a quelle europee.
Ne risulta uno show di qualità elevata – consigliato ad un pubblico “over 14” – e dal fortissimo impatto, con effetti speciali audiovisivi che catapultano lo spettatore in un’esperienza immersiva carica di adrenalina. Nonostante un piano narrativo ispirato dall’epilogo del romanzo, la trama è fedele all’originale con l’unica pecca nel rapporto di fiducia tra Wiston e O’Brien che è poco costruito e dato per scontato.
Il Grande Fratello ti guarda
A seguito di un conflitto nucleare, il mondo è conteso dalle superpotenze di Eurasia, Estasia e Oceania. Quest’ultima è governata dal Partito Unico con a capo il Grande Fratello: televisori provvisti di telecamera spiano costantemente le case alla ricerca della più piccola eterodossia, anche involontaria; i bambini sono incoraggiati a spiare i genitori; il linguaggio è stato sostituito dalla neolingua che ha censurato il vocabolario a tal punto da rendere impossibile un pensiero critico individuale e la Polizia Mentale punisce con ferocia ogni psicocrimine.
In una società a metà tra la sorveglianza ossessiva della Cina odierna e lo spionaggio paranoico della Berlino nella Guerra Fredda, Wiston Smith è impiegato al Ministero della Verità e ha iniziato a mal sopportare i condizionamenti del regime. Quando incontra Julia inizia una storia d’amore clandestina che li spingerà a ribellarsi al Partito cadendo nella trappola dello spietato O’Brien.
...ma dov’è il Grande Fratello?
Grandi interpretazioni attoriali sia per Ninni Bruschetta (O’Brien) che per Woody Neri (Winston), entrambi capaci di profonda caratterizzazione del proprio personaggio. Molto brava anche Violante Placido (Julia), in particolare nelle scene recitate insieme a Woody Neri, con cui vi è un'ottima sintonia drammaturgica. Interpretazioni di elevato realismo, infine, da parte dell’intero cast nelle brutali scene finali nella camera della tortura.
La scenografia, imponente e asettica, unita ai costumi semplici rendono molto bene il minimalismo e l’omologazione imposti dal regime. Interessante l’effetto dei tre schermi posti a sfondo del palco, così come l’utilizzo del green screen e delle telecamere a circuito chiuso. Gli effetti speciali, sia luci che sonoro, sono un vero valore aggiunto.
L’assente sulla scena è il famoso manifesto del Grande Fratello, di cui sarebbe bastata qualche proiezione, mentre distribuire in platea cartoline con gli slogan del Partito o far entrare in scena la Polizia Mentale marciando dalla platea al palco avrebbe aumentato il fascino dell’ambientazione distopica.
1984 ci ricorda che il testo di Orwell è ancora attuale, in particolare da quando la privacy è ridotta a una mera illusione e la nozione di verità oggettiva è messa costantemente in discussione da fake news e intelligenza artificiale.
In conclusione diventa riduttivo definire 1984 soltanto come un ottimo spettacolo teatrale. È piuttosto da considerarsi come un’esperienza dal vivo dal grande impatto sul pubblico, capace di trasmettere con grande intensità molteplici emozioni e qualche orwelliana domanda: che cos’è, davvero, la verità?