La qualità artistica del cartellone dell’Istituzione Universitaria dei Concerti della Sapienza è sempre un punto di riferimento per il pubblico romano, ma va apprezzato anche l’impegno culturale, diretto soprattutto al pubblico dei giovani.
In questo senso vengono spesso proposte rassegne integrali che documentano l’evoluzione espressiva dei singoli autori nella storia della musica. Fedele a questa vocazione l’Istituzione ha presentato in due concerti l’integrale dei quartetti di Arnold Schöenberg eseguiti dal Gringolts Quartet nell’Aula Magna della Sapienza.
Una occasione rara considerando l’ingiusta fama di difficoltà di ascolto che avvolge la musica della seconda scuola di Vienna presso il grande pubblico. Il primo dei due concerti si è tenuto la sera di martedì 15 marzo, effettivamente la vasta platea dell’Aula Magna mostrava un elevato numero di poltrone vuote, poi, forse perché si è sparsa la voce, nel pomeriggio di sabato 19 il pubblico è aumentato in maniera considerevole decretando il successo dell’iniziativa.
I quattro quartetti sono stati presentati nei due concerti accostando uno della prima fase compositiva, ancora legata alla tradizione tardo romantica esplicitamente tonale, con uno della fase in cui si perde ogni centro di gravità a favore di un clima di sospensione tipico delle composizioni cosiddette dodecafoniche, quando i procedimenti della musica atonale vengono formalizzati con l’introduzione della serie, una successione predeterminata di note senza una prevalenza gerarchica dei 12 suoni della scala cromatica.
Un linguaggio in evoluzione
Il Quartetto n.1 in re minore op. 7 del 1905 presenta al posto della tradizionale partizione, un unico movimento in un flusso in cui si realizza lo sviluppo del materiale musicale, l’approdo tonale è esplicito, anche i riferimenti melodici e armonici sono quelli tipici dell’epoca. Siamo nella fase compositiva di Verklarte Nacht, dei Gurre Lieder e Pelleas und Melisande. La durata è inconsueta, ben 45 minuti che tuttavia scorrono rapidi.
Nel Quartetto n.2 in fa diesis minore op.10 in quattro movimenti, scritto a due anni di distanza dal primo, Schöenberg inizia gradualmente a perdere il contatto con la tonalità di impianto, la stabilità si fa sfuggente e l’incertezza domina. Gli ultimi due movimenti sono caratterizzati dalla presenza della voce umana, che canta due liriche del poeta Stefan George, rispettivamente Litanei e Entruckung.
Il Quartetto n.3 op.30 del 1927, nei quattro classici movimenti della tradizione, è il primo quartetto decisamente dodecafonico, il riferimento formale al passato è presente con la forma-sonata del primo movimento, con il tema con variazioni del secondo e il quasi minuetto dell’Intermezzo. Il Quartetto n.4 op.37 del 1936 anch’esso nei canonici quattro movimenti, è stato scritto in America dove Schöenberg era emigrato in seguito all’ascesa del nazismo.
Anche quest’opera dal punto di vista armonico rispetta le regole del serialismo, il materiale tematico è suggestivo, in particolare il brano all’unisono con cui si apre il terzo movimento Largo sembra richiamare una melodia classica. Questo lavoro è stato eseguito per la prima volta a Los Angeles nel 1937 in un ciclo di musica per quartetto d’archi significativamente alternato all’esecuzione degli ultimi quattro quartetti di Beethoven.
L’esecuzione del raffinato e difficile programma è stata impeccabile e i componenti del Gringolts Quartet hanno brillato per la precisione e per il bellissimo suono. L’intervento della soprano svedese Malin Hartelius che ha cantato nel Quartetto n.2 ha aggiunto emozione alla serata e tutti sono stati a lungo festeggiati dal pubblico entusiasta. I componenti della formazione, che suonano preziosissimi strumenti antichi, provengono da esperienze professionali diverse, sono di quattro differenti nazionalità e sono un esempio di come l’arte e la passione culturale possono essere il linguaggio universale che unisce i popoli.