Il ricco e variegato patrimonio della musica e della danza cubana, contaminato da numerose suggestioni e influenze, sono la vera essenza del lavoro di Acosta Danza, la compagnia formatasi nel 2015 e che negli anni ha saputo farsi apprezzare in Europa come in Medio Oriente, in Asia come negli Stati Uniti.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Ajiaco, zuppa cubana
E’ questo il titolo presentato alla Biennale Danza 2023, il nome di una zuppa della tradizione cubana che mescola carne, verdure e spezie e che rimanda immediatamente all’idea di eclettismo che attraversa l’intero lavoro. O per meglio dire i diversi lavori. Ajiaco è infatti una sorta di contenitore nel quale trovano posto quattro interventi affidati a coreografi diversi, ognuno con una sua impronta ben precisa, uno stile riconoscibile, una propria filosofia del corpo in movimento.
Si comincia con Performance di Micaela Tylor, una riflessione/esplorazione sul senso complesso della performance in sé, la ricerca del ritmo e la sua privazione, i corpi che si muovono seguendo traiettorie non sempre prevedibili, in un continuo e costante sforzo di costruzione. La costruzione di una performance attraversa alti e bassi, velocità e lentezza, così come la vita ci offre continuamente dualità di emozioni e di esperienze.
In scena danzatori che si muovono a scatti o dilatando i tempi, zigzagando o seguendo linee rette, in un insieme dove l’eccezione si accompagna costantemente alla regola. Con Faun (Duet) di Sidi Larbi Cherkaoui siamo in una riscrittura del celeberrimo L’Après midi d’un faune, dove la musica di Debussy è contaminata con quella di Nitin Sawhney, che viene sottratto alla sua definizione tradizionale e spinto in un’atmosfera primordiale e moderna al tempo stesso: il fauno e la ninfa non sono più gli abitanti di una Grecia arcaica e rarefatta, piuttosto di uno spazio senza tempo ma dalle mille possibilità.
98 Dìas di Javier de Frutos fa riferimento ai giorni che Garcia Lorca trascorse a Cuba, i più felici della sua vita, a sentire le sue stesse parole. E così, sui versi Son de negros en Cuba, scanditi dalla reiterazione della parola Santiago, e sulle note di Estrella Morente, prende vita una festa, colorata e sensuale, dove i ballerini sembrano essere catturati da forze cui non riescono a sottrarsi, così come il poeta spagnolo non seppe sottrarsi al fascino di Cuba.
Chiude lo spettacolo De Punta a Cabo di Alexis Fernandez e Yaday Ponce, un vero e proprio atto d’amore per Cuba, per i suoi contrasti, la fusione tra modernità e tradizione che la pervade. Mentre l’Avana e il suo mare restano sullo sfondo, i danzatori trascorrono un’intera giornata alternando ritmi e movimenti, assoli e intrecci, come in una gara dove l’unica a vincere è e sarà sempre e solo Cuba.