In un Teatro Alla Scala pieno per meno di un terzo -i 700 posti consentiti dall’emergenza Covid non erano comunque esauriti- ha avuto luogo un’edizione di Aida di Giuseppe Verdi che, nonostante l’esecuzione in forma di concerto, rimarrà nella storia per lungo tempo, con un Riccardo Chailly protagonista di un’edizione memorabile in cui per la prima volta si è ascoltata la prima versione dell’inizio del terzo atto.
Una prima assoluta
Primo motivo d’interesse era la possibilità di poter ascoltare per la prima volta nella storia dell’opera l’inizio del terzo atto come Verdi lo aveva originariamente concepito, prima che il posticipo del debutto lo inducesse a modificarlo: il Maestro Riccardo Chailly ha scelto infatti di proporlo al pubblico dopo la sua recente riscoperta.
Si tratta di una pagina musicalmente molto bella che, oltre al coro dei sacerdoti che Verdi riprese nel Te decet hymnus del Requiem, differisce in parte anche nelle battute di Ramfis, Amneris e Aida prima dell’ingresso di Radames e che non sfigura di fronte alla versione, sicuramente più matura e coerente, cui siamo abituati.
Saranno poi i vari esecutori a determinare se in futuro quest’edizione alternativa entrerà o meno nel repertorio, ma è indubbio che quella del Teatro Alla Scala è stata una scelta di grandissimo valore che ha riscosso consenso unanime.
Stupenda la concertazione di Riccardo Chailly
Non era però solo la curiosità musicologica l’unico pregio di questa edizione, ma anche l’altissimo valore dell’esecuzione, a partire dalla superba concertazione di Riccardo Chailly. Il direttore milanese, libero dai vincoli della messinscena, ha potuto focalizzarsi ancora di più sull’aspetto musicale, in una lettura che coniugava perfettamente l’aspetto monumentale di Grand opéra e quello più intimista che è poi la vera anima della partitura. Ad una incalzante tensione narrativa ha fatto da contraltare una minuziosa cura del particolare che ha regalato pagine memorabili.
Mai i ballabili sono stati così rigogliosi e sfavillanti e raramente lo scavo sui personaggi ha portato ad un terzo e quarto atto altrettanto intensi e coinvolgenti. Complici del successo l’Orchestra del Teatro Alla Scala, in forma smagliante ed il Coro, diretto da Bruno Casoni, che in questo repertorio conferma di non avere eguali, ed infatti il più lungo applauso a scena aperta, al termine della prima parte della scena del trionfo, è andato proprio a loro.
Un cast eccezionale
Di grande rilievo il cast che ha visto svettare su tutti l’Amneris di Anita Rachvelishvili. La cantante georgiana ha sfoggiato un timbro rigoglioso e ricchissimo di armonici con il quale ha tratteggiato un’Amneris magnetica, attorno alla quale è ruotata tutta la rappresentazione. La figlia del Faraone è infatti il personaggio più sfaccettato dal punto di vista dell’evoluzione psicologica, l’unico che si scontra frontalmente sia con il mondo delle passioni di Radames e Aida, sia con quello dell’autorità dei sacerdoti, conflitti che raggiungono il loro apice nel quarto atto del quale il mezzosoprano ha fatto un vero e proprio capolavoro.
Con la sua voce di soprano lirico, Saioa Hernández ha tratteggiato un’Aida musicalmente molto convincente, dalla linea di canto morbida ed impeccabile nell’emissione. Tuttavia alcune fissità a livello timbrico e la mancanza di quella sensualità che è connaturata nel personaggio hanno reso l’interpretazione emotivamente poco partecipe. Francesco Meli si è confermato tenore dalla voce solida e svettante nell’acuto. Il fraseggio è sempre raffinato ed anche la continua ricerca di sfumature, nonostante qualche eccesso nell’uso del falsetto, gli ha consentito di creare un Radames convincente sotto ogni punto di vista.
Amartuvshin Enkhabat, al suo debutto scaligero, è un Amonasro dalla voce bellissima e dall’emissione morbida ed omogenea, sia nei centri che negli acuti e discorso analogo vale anche per le due ottime voci di basso, ovvero Roberto Tagliavini (Il Re) e Jongmin Park (Ramfis). Rimarchevoli anche le prove di Francesco Pittari (Messaggero) e Chiara Isotton (Sacerdotessa).
Al termine il pubblico ha riservato applausi calorosissimi per tutti con punte d’entusiasmo per Anita Rachvelishvili e Riccardo Chailly.