Lirica
AIDA

Ispirazione kolossal per la spettacolare Aida di Michele Mariotti all'Opera di Roma

Aida
Aida

Michele Mariotti come Direttore principale del Teatro dell’Opera di Roma è ormai il beniamino del pubblico romano. Dopo le Carmelitane di Poulenc la sua sorprendente lettura di Aida in piena sintonia con l’inattesa sobrietà della regìa di Davide Livermore ha conquistato tutti.

La genesi dell’opera commissionata in occasione dell’apertura del canale di Suez è legata all’idea di un Egitto esotico e spettacolare e la prassi esecutiva consolidata ha spesso privilegiato questi aspetti. Piramidi, cavalli, trionfi soprattutto nelle esecuzioni all’aperto hanno spesso messo in secondo piano gli aspetti intimi, i drammi umani dei protagonisti. 

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

 

Michele Mariotti ha recuperato proprio questa dimensione con una ricerca delle sfumature e dei dettagli raramente ascoltata. Non che siano sottaciuti gli elementi trionfali ed eroici, ma questi appaiono finalmente coerenti con lo svolgersi delle singole storie personali e non astrattamente magniloquenti.

Gli aspetti riflessivi e drammatici sono adeguatamente sottolineati, ad esempio nel citatissimo “Se quel guerrier io fossi…”, Luciano Ganci convincente Radames nella recita del 2 febbraio, comincia a bassa voce, la sua è una riflessione intima, una speranza, per aprirsi poi con “Celeste Aida..” con la complicità di una Orchestra in stato di grazia. Altro grande protagonista è il Coro diretto da Ciro Visco, le sfumature in pianissimo durante il processo sono da ricordare.


La soprano coreana Vittoria Yeo interpreta Aida con sicurezza nel lungo monologo Ritorna vincitor e soprattutto nel duetto con la Amneris di Irene Savignano, bellissima voce ricca di espressione, giustamente perfida nel confronto con la rivale. Il sovrano etiope Amorastro è efficacemente rappresentato nei suoi contrasti da Vladimir Stoyanov feroce con i nemici e tenero padre, Riccardo Zanellato in gran forma interpreta lo stentoreo Sacerdote Ramfis, bene anche il messaggero Carlo Bosi e la Gran sacerdotessa Veronica Marini.

La messa in scena di Davide Livermore è sobria ed efficacemente narrativa, al centro del palcoscenico troneggia un grande parallelepipedo che ricorda un po’ il monolite di Odissea nello spazio. In realtà è lo sfondo costituito da led coloratissimi da cui esplodono i video spettacolari di D-Wok che costituiscono il contrappunto visionario al racconto. 


Spettacolare il finale con la coppia dei protagonisti che dopo la tragedia si avvia verso la luce “A noi si schiude il ciel…” Le scene minimaliste del gruppo Giò Forma sono costituite da quinte inclinate, forse a ricordare lo spigolo delle piramidi e da un ponteggio decorato da due delta capovolte che cala dall’alto la maestà del Faraone. Bellissimi ed opulenti i costumi di Gianluca Falaschi.

I balletti, che fanno tanto grand opéra, sono stati sostituiti da movimenti coreografici dello stesso Livermore che dice di essersi ispirato al primo kolossal cinematografico Cabiria del 1914 e sono affidati ad un gruppo di mimi danzatori che contribuiscono efficacemente allo spettacolo senza ostacolare il flusso narrativo. Teatro esaurito e applausi entusiasti a tutti, soprattutto al Direttore.
 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Visto il 02-02-2023