Lirica
ALCESTE 

Alceste di Gluck, una tappa essenziale nella Storia della Musica

Alceste
Alceste © Fabrizio Sansoni

Christoph Willibald Gluck (1714 – 1787) è conosciuto come grande compositore, ma viene ricordato anche come autore della “riforma” del melodramma che nel periodo barocco aveva nel tempo visto prevalere i virtuosismi e le acrobazie dei cantanti rispetto alle intenzioni dei compositori. Ricordiamo che siamo in piena epoca illuminista e che le necessità della ragione venivano propugnate in ogni forma espressiva.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

I virtuosismi e gli abbellimenti che potevano distrarre dalla comprensione dell’azione drammatica furono fortemente limitati, fu introdotto il recitativo accompagnato per dare continuità alla narrazione che veniva enfatizzata dalla musica, grazie anche alla valorizzazione del timbro. L’orchestra, le danze e il coro, come nella tragedia greca, divennero personaggi attivi, mentre l’ouverture divenne una vera e propria introduzione narrativa.

La Riforma, concepita insieme al librettista Ranieri de’Calzabigi, fu minuziosamente descritta dallo stesso Gluck in una celebre lettera a Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, granduca di Toscana. Nella storia della musica viene considerata il momento di passaggio dal Barocco al Classicismo, ma la sua influenza si protrasse fino al Romanticismo.

Marina Viotti e Juan Francisco Gatell

Un titolo raro, una proposta culturale

Il Teatro dell’Opera di Roma per la ripresa autunnale ha proposto Alceste, l’opera di Gluck che, insieme a Orfeo ed Euridice, esprime il nuovo corso del melodramma dopo la riforma.

La versione presentata a Roma è quella del 1776 in francese, considerata più apprezzabile dal pubblico parigino rispetto a quella viennese del 1767 in italiano. Non si tratta semplicemente di una traduzione, ma di una rielaborazione profonda in cui ampio spazio viene destinato alla danza in ossequio ai gusti di quel pubblico.

La vicenda è quella narrata nell’Alcesti di Euripide: l’amato re Admète sta per morire lasciando nella disperazione il suo popolo e la moglie Alceste, il capriccioso dio Apollo è disposto a salvare il re se qualcuno morirà al suo posto. Alceste non esita ed offre la sua vita per la salvezza dell’amato che non vuole accettare lo scambio e si dice disposto a morire. Nell’Ade nel frattempo ci si prepara ad accogliere Alceste, quando giunge Ercole che per salvarla insieme ad Admète, ingaggia una lotta contro gli dei degli inferi, li sconfigge e chiede ad Apollo di salvare le due vite. Il dio accetta ed i coniugi si salvano nell’esultanza del popolo.

Il regista è un coreografo, e si vede

Il regista belga Sidi Larbi Cherkaoui è conosciuto soprattutto come danzatore e coreografo e questa sua produzione ha debuttato con successo nel 2019 alla Bayerische Staatsoper di Monaco.

La narrazione è affidata soprattutto ai numerosi ampi quadri di danza, mentre i protagonisti sono caratterizzati da una inquietante staticità. L’unico personaggio esuberante e dinamico è Ercole che, rappresentato più come un bullo guascone che come un semidio, sconfigge a calci e pugni le divinità infernali in suggestivi costumi funerei.

I danzatori della compagnia Eastman di Anversa sono impegnati in apprezzabili coreografie dello stesso regista e interagiscono con il Coro di cui costituiscono una estensione drammaturgica. Lo stile è moderno, ma alcune pose ed alcune geometrie rivelano suggestioni dell’iconografia dell’antica Grecia, l’impressione è quella di assistere ad uno spettacolo di teatro-danza.

L’esecuzione musicale affidata alla direzione di Gianluca Capuano si fa notare per l’equilibrio con cui ha affrontato i drammi ed i sentimenti dei protagonisti, non c’è mai stata prevaricazione dell’orchestra verso i cantanti e le danze sono state accompagnate con fluidità e discrezione.

Marina Viotti


Ottima anche la prova della compagnia di canto, la protagonista Marina Viotti ha interpretato con grande intensità il ruolo, commovente nei momenti drammatici e coinvolgente nella sua sofferenza. Juan Francisco Gatell un grande tenore, che sembra più adatto a Donizetti che ad un ruolo così drammatico come quello di Admète, ha invece sorpreso tutti per l’eleganza e l’intensità della sua prestazione. Luca Tittolo ha dimostrato grande duttilità interpretando prima il cupo Grand Pretre e poi un Hercule guappo e scanzonato.

Buona la prestazione di Patrik Reiter (Evandre), Roberto Lorenzi (Oracle e Dieu infernal) e Pietro Bianco (Apollon e Hérault d’armes). Molto applauditi anche i Corifei Carolina Varela, Angela Nicoli, Michael Alfonsi e Leo Paul Chiarot

Come sempre grande protagonista il Coro del Teatro dell’Opera diretto da Roberto Gabbiani. Le scene geometriche e minimaliste sono di Henrik Ahr, illuminate dalle luci cupe e sfuggenti di Michael Bauer.

Visto il 09-10-2022