Lirica
AMLETO

Il coraggioso “Amleto” torna in scena a Verona dopo un secolo e mezzo

Amleto
Amleto © Ennevi

Due furono le prime di Amleto, opera intonata da Franco Faccio (Verona 1840 – Monza 1891) su libretto di Arrigo Boito. Una al Carlo Felice di Genova, nel maggio 1865, con lusinghiero successo; l'altra alla Scala nel febbraio 1871, dopo un lungo ed attento rimaneggiamento che riguardava in particolare l'ampliato Finale. Registrando stavolta un fiasco memorabile, vuoi per l'ostilità del pubblico –  a Milano i due autori, vessilliferi della Scapigliatura, erano considerati degli enfants terribles - vuoi per la mediocre prestazione del tenore protagonista. 

Fatto sta che Faccio ritirò l'opera, la quarta sua, dopo Il fornaretto e Ines de Castro mai rappresentate, e I profughi fiamminghi (La Scala,1863). E malgrado le ripetute pressioni di Boito a ritentare altrove l'impresa, chiuse la partitura in un cassetto e smise di comporre per il teatro. Lanciandosi peraltro in una carriera di direttore d'orchestra che sarà prodiga di soddisfazioni.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Una ricerca meticolosa, una paziente ricostruzione

L'Amleto si considerava perso, sino a quando il musicologo e direttore americano Anthony Barrese si mise in testa di recuperarlo, onde portarlo in scena all'Opera di Albuquerque di cui era responsabile artistico. Impresa non agevole né garantita, ma premiata: lavorando su un manoscritto malamente leggibile reperito negli archivi di Casa Ricordi, su uno spartito per canto e piano fortunatamente sopravvissuto e sul libretto di Boito, la sua ricostruzione – approvata da un esperto del calibro di Philip Gosset - è stata possibile. 

E così nel 2014 Amleto è  riemerso dall'oblio nel New Mexico (la registrazione audio è reperibile in YouTube). Approdò un paio d'anni dopo al Festival di Bregenz 2016 – rassegna in toto shakespeariana - con un bell'allestimento passato come un lampo anche nella programmazione del canale Sky Classica. E nel 2019 fu eseguito in forma di concerto a Praga, diretto da Paolo Carignani e registrato dalla Naxos.

Un'opera proiettata al futuro

Già grazie a queste testimonianze possiamo rilevare in Amleto un linguaggio musicale raffinato, tutto proiettato in avanti, in cui si fondono originalità creativa, felice fantasia melodica, accurata scolpitura dei personaggi, una meticolosa cura strumentale. Ogni singolo quadro, per esempio, è preceduto da una pregnante pagina orchestrale, la sepoltura d'Ofelia è accompagnata da una dolente e intensa marcia funebre. Ma, sopra tutto, vi si avverte una spiccata inclinazione teatrale, che guarda al futuro ma non può dimenticare un grande passato. 

Quanto al libretto di Boito, segue da vicino la tragedia shakespeariana, in anticipo sulle future imprese di Otello e Falstaff, e malgrado qualche inutile orpello linguistico (rancura, gorgozzule, cerretani, olir, pusillo, indracare e via di questo passo) risulta adeguato allo scopo prefissato. In definitiva, malgrado qualche ingenuità dovuta alla giovane età dei sui autori, questo ritrovato Amleto offre molti spunti d'interesse.

“Amleto” arriva in Italia, in una produzione coraggiosa

Comprensibile che la Fondazione Arena intendesse a sua volta celebrare il musicista veronese al Teatro Filarmonico, programmandolo tre anni fa. Poi ci si mise di mezzo il Covid, e buonanotte al secchio. Ora però ci siamo finalmente arrivati. Certo, l'interesse naturale per un lavoro tratto dall'oblio non può porre in secondo piano i necessari valori esecutivi. Che qui ci sono tutti, eccome.

La direzione di Giuseppe Grazioli si mostra attenta ai valori musicali, stendendo belle pennellate coloristiche. Sempre approfondita nei dettagli, esalta ogni singola pagina della partitura cogliendone appieno lo spirito innovativo e tragicamente apocalittico. In breve, ci conferma dal vivo quelle qualità musicali di Amleto che già conoscevamo.

Un dramma ricostruito con grande maestria

La savia e cosciente regia di Paolo Valerio procede in linea retta, senza sbandamenti, con vivissima teatralità e raggrumando il dramma intorno ai personaggi. Come punti focali, il soliloquio del protagonista, il rimorso di re Claudio, il confronto Amleto/Gertrude, il delirio d'Ofelia, l'ecatombe finale. La scena dei commedianti, abilmente risolta muovendoli come marionette. L'apertura sul cimitero, dipanata sotto l'insegna d'un cinico ma sobrio humour

La scarna eppure fascinosa scenografia, basata sul projection design di Ezio Antonelli sa evocare di volta in volta le pertinenti atmosfere, mostrandoci pure man mano le righe musicali della partitura autografa con le sue annotazioni musicali e sceniche. I bei costumi – un antico rivisitato con valori attuali - li dobbiamo a Silvia Bonetti. Le stupende luci a Claudio Schmid, un vero talento del settore.


Eccezionali le forze canore messe in campo per quest'epica impresa veronese. Angelo Villari rende piena giustizia all'angosciata e nevrotica figura di questo Amleto riscoperto, con voce chiara e ferma, possente e ben modulata, mettendo in campo non solo il dovuto slancio canoro – vocalmente, è una parte ardua e faticosa - ma anche l'opportuna introspezione psicologica. Bravissimo, davvero. 

Gilda Fiume è una dolcissima e dolente Ofelia, tratteggiata con fine vocalità specie nel culmine della vasta aria della pazzia «La bara involta», memore della Lucia donizettiana. Marta Torbidoni conferisce fascinoso e scuro timbro di velluto, e sostanziosa espressività alla tormentata figura di Gertrude; Damiano Salerno tornisce con buona cura attoriale e giusta densità vocale il suo Re Claudio; Francesco Leone delinea diligentemente il servile Polonio; Saverio Fiore è un buon Laerte; Abramo Rosalen porta in scena un lugubre, poderoso Spettro. 


Incisive e zelanti le altre parti di fianco: l'Orazio di Alessandro Abis, il Marcello di Davide Procaccini, il Becchino di Valentino Perera, l'Araldo di Enrico Zara, il Re di Gonzaga di Francesco Pittari, la Regina di Marianna Mappa, il Luciano di Nicolò Rigano, il Sacerdote di Maurizio Pantò.

Roberto Gabbiani è da poco la nuova guida del Coro scaligero, che si disimpegna assai bene nei suoi compiti.

Visto il 22-10-2023
al Filarmonico di Verona (VR)