Anatomia comparata è uno spettacolo interpretato da Elena Russo Arman e Marit Nissen, scritto e diretto da Nicola Russo che l’ha portato al debutto nel giugno 2021.
Dissezione di ambientazioni e di sentimenti
La scenografia si rivela fin da subito tanto semplice quanto ingegnosa. Sul palco, infatti, campeggia una parete con tre porte fatta di carta da parati con l’immagine di un parco, di quelli grandi, con le statue e i viali alberati.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Accanto a questo tramezzo sono adagiate una sedia e, a terra, riviste e libri, a simulare l’interno di un appartamento. Fin dall’inizio è chiaro pertanto che sono variegati e molteplici i luoghi che le due attrici attraverseranno, sui quali sosteranno, e per i quali usciranno ed entreranno di continuo.
Si tratta dei posti che hanno vissuto, quando stavano assieme. Posti ricordati, rievocati, confusi, trasfigurati, che non si possono inanellare con ordine, bensì si sovrappongono, sfumano, evaporano e poi si ricompongono fragili.
Chi ci racconta di sé e del suo amore è Elena, che torna a dare vita alla relazione con Diane, morta molti anni prima. E allora ben presto i luoghi fisici, che si ricreano e disfanno sotto i nostri occhi, si dilatano fino a divenire anche spazi mentali, percorsi da mille nostalgie e inquietudini, che le due artiste sanno abitare cambiando abito (dal kimono ai jeans al vestito da sera) e umore, con grande affiatamento e abilità. Le due sul palcoscenico si toccano, s’allontanano, si guardano, si sfiorano, in un ritmo dotato di grazia e delicatezza.
Una sceneggiatura elegantemente dinamica
La sceneggiatura DI Anatomia comparata si rivela non priva di una certa profondità, nella misura in cui il malessere di cui la voce di Elena diviene eco mostra infinite sfumature, che non solo riguardano il vuoto per l’assenza della donna amata, ma attingono anche un piano più strettamente esistenziale, in cui i suoi dolori nascono e si amplificano per il solo fatto di entrare in rotta di collisione con la vita.
Il personaggio di Elena, quindi, a differenza di quello di Diane che è più evanescente, porta il marchio di una complessità tangibile e insofferente.
Oltre alla sua profondità, degno di nota è anche il dinamismo del testo, in grado di passare dall’ironia o dalla comicità a un afflato immaginifico (si parla, ad esempio, di un odore che “viaggia lentamente dal naso al cervello”) o addirittura lirico; il tutto senza soluzione di continuità e senza la benché minima sbavatura.