"Angelica, Olimpia, Bradamante e le altre…" è un adattamento interessante, tappa definitiva di un percorso triennale di preparazione, un viaggio attraverso le avventure delle eroine ariostesche orchestrato da Consuelo Barilari (drammaturgia e regia). E il posto migliore dove assistere ad una reinterpretazione dell’opera di Ludovico Ariosto forse è proprio Castelnuovo di Garfagnana, terra che l’ha visto governatore riluttante e che ancora oggi se lo ricorda molto bene.
Questo spettacolo aveva già debuttato lo scorso anno con il Teatro Nazionale di Genova in una versione a episodi, inserita in un progetto per la valorizzazione delle periferie. Sono previste repliche in alcuni Festival in Toscana e nel Lazio.
Le avventure delle eroine
Ad uno strano punto intermedio tra il musical e l’avanguardia, lo spettacolo si snoda attraverso un percorso creato da tredici scene. Le musiche di Andrea Nicolini tengono alta l’attenzione del pubblico con un’alternanza di pezzi tecnicamente impegnativi, accompagnati in parte dal vivo.
Il livello è buono, sebbene siano presenti alcune canzoni che seguendo più decisamente lo stile tipico del musical, non appaiono del tutto in linea col testo. Le performance canore del cast (tutti attori e attrici under 35) sono di ottimo livello, senza sbavature nonostante diversi passaggi di notevole difficoltà tecnica.
Le coreografie e i movimenti scenici curati da Jassi Yanhamir hanno contribuito a creare un'atmosfera dinamica e coinvolgente, che mette in evidenza la forza narrativa e la presenza scenica dei personaggi. E quanto a scena non si può non citare la Garfagnana stessa, vero e proprio personaggio a parte. La scelta di ambientare le vicende in luoghi reali di questa valle offre uno sfondo mitico e tangibile allo stesso tempo, capace di evocare l'universo fantastico ariostesco in maniera credibile e suggestiva.
Questo avviene attraverso l'uso di uno schermo per proiezioni davanti alla scena, espediente esteticamente piacevole, che arricchisce lo spettacolo senza apparire mai fuori luogo o forzato. Le immagini vengono proiettate davanti agli attori: a volte li nascondono, altre si sovrappongono ad essi, altre ancora lasciano loro spazio, facendoci dimenticare la loro presenza.
Quasi un esempio di realtà aumentata. La scelta delle immagini da proiettare, inoltre, crea un legame diretto con il pubblico locale che si è ritrovato a mormorare i nomi dei luoghi familiari appena riconosciuti sullo schermo. Questi luoghi diventano altro, un lago diventa una quinta, la luna diventa un seguipersona, e contemporaneamente una metafora che echeggia quella che sembra una chiara dichiarazione di poetica: "Lo sa bene che il mondo è tutto fatto di metafore".
Uno sguardo più femminile che femminista
La reinterpretazione dei testi di Ariosto è sia innovativa che fedele all'originale. L'Orlando Furioso nella versione di Italo Calvino è evidentemente il punto di partenza fondamentale di questo lavoro e della strana unione di versi, prosa e musical.
Le 13 scene in cui è diviso lo spettacolo ricalcano il format letterario che Calvino ha approntato con il furioso. Riconosciamo le ‘ottave d’oro’ del poeta, ma le vediamo spesso trasfigurate attraverso toni di recitazione inaspettati. Questo crea una buona atmosfera di straniamento e permette di esplorare il testo ariostesco in maniera nuova, aggiungendo una prospettiva di lettura che arricchisce senza sovrastare l'opera originale (gli eventi principali dell’opera ci sono tutti).
Il cast ha dimostrato una notevole versatilità, abbracciando interpreti provenienti da diversi background artistici. La performance di Mattia Baldacci aggiunge bene alcuni caratteri di amore possessivo e insoddisfatto ad Orlando. Decisamente degna di nota anche la performance canora di Olimpia (Eleonora Domesi).
Lo spettacolo di Barilari è quasi più femminile che femminista, con le tematiche espresse dal titolo che emergono semplicemente dalla narrazione, (quasi) senza retorica. Buona panoramica sulle eroine dell'Orlando Furioso, presentate come figure complesse, forti e indipendenti, ognuna protagonista di un'avventura personale che riflette la grande varietà di temi e di toni dell'opera originale.
Questo vorrebbe evidenziare l'attualità della visione di Ariosto sul mondo, sull'amore e sul ruolo della donna e ci riesce abbastanza: emergono una fantasia e una leggerezza, tipicamente ariostesche, applicabili anche in una riflessione sul femminile che voglia essere contemporanea, in un ambito che l'attualità sta evidenziando sempre più spesso con le sue riflessioni sul patriarcato.
di Corrado Fizzarotti