Non c'è sentimentalismo, non c'è romanticismo in Anna dei miracoli. C'è il dramma qual è, reale e immediato. La storia narrata dal drammaturgo americano William Gibson, è una storia vera, di persone reali, veramente esistite.
Anna dei miracoli, la storia narrata dal drammaturgo americano William Gibson, è una storia vera, di persone reali, veramente esistite. E' la storia di Helen Keller (Anna Mallamaci), una bambina sordo-cieca e della sua famiglia (Laura Nardi e Fabrizio Coniglio); è la storia di Anne Sullivan, l'insegnante chiamata a tentare di “disciplinare” la capricciosa e infelice Helen, la donna chiamata a salvarla: dall'internamento, dall'isolamento, dall'emarginazione, dall'handicap.
Anne Sullivan, Anna dei miracoli, guarita dalla cecità grazie alla chirurgia e con esperienze di internamento psichiatrico, conosce il neonato linguaggio dei segni, conosce l'importanza preziosa della comunicazione. Ma deve lottare, Anna (Mascia Musy). Per dare una speranza ad Helen deve lottare anche contro i suoi stessi genitori, travagliati e logorati da compassione e rabbia, speranza e sconfitta, amore e livore per la figlia imperfetta.
L'impegno sociale del teatro Parenti per l'associazione Lega del filo d'oro
Emanuela Giordano, regista e autrice di questo adattamento del pluripremiato dramma degli anni 60, elabora una rappresentazione spartana, essenziale, minimalista sotto ogni impostazione, per come in voga negli anni della stesura originale. Narra la storia in quadri domestici di discordanze verbali, di crudeli confronti concettuali: sull'amore, sull'educazione, sulla sopportazione, sulla comunicazione. La Giordano impronta la sceneggiatura sul neonato congetturale lessico dei segni, la chiave con cui Helen può entrare nel mondo, e sulla convivenza disciplinata. Rimarca il conflitto di Anna dei miracoli: contro gli stessi genitori di Helen, contro i pregiudizi, contro una società che non è ancora disponibile a integrare il diverso, il “difettato”, come dalla stessa regista è definita la bambina sordo-cieca. Ma Anna sa: che solo attraverso la comunicazione la larva potrà uscire dal bozzolo dell'isolamento e volare, con ali proprie.
Anna dei miracoli: dramma nudo e crudo
Non c'è sentimentalismo, non c'è romanticismo in Anna dei miracoli. C'è il dramma qual è, reale e immediato. Non ci sono interpretazioni ad effetto, non ci sono concessioni al pubblico né enfatizzazioni. Ma gli attori in scena mettono a disposizione il proprio essere, la loro naturalezza e spontaneità. Discorso a parte merita Anna Mallamaci, la sordo -cieca Helen: autentica fino a scuotere gli spettatori, fino a creare un'empatia dolorosa sancita da calorosi applausi del Pirandello di Agrigento e da qualche lacrima.
Anna dei miracoli è una testimonianza, una deposizione artistica a favore di una famiglia infausta, la famiglia della Lega del filo d'oro, di un famiglia che ha ancora chi soffre di isolamento, di abiura di cura e considerazione. Anna dei miracoli è un esempio di teatro impegnato per il sociale, un esempio di teatro sovversivo. Alla faccia di chi ha tramutato la bontà in “difettato” buonismo.