Scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca, lo spettacolo vede in scena Stefano Accorsi con tre colleghi (Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo e Luigi Sigillo) in una pièce corale, che narra la “febbre” del pallone. Azul è il primo lavoro italiano del regista, coreografo e scrittore svizzero, famoso soprattutto per gli spettacoli realizzati per il Cirque du Soleil e tre cerimonie olimpiche.
Uno stadio a Montevideo
Quattro amici, una sola fede: il calcio. La vicenda è ambientata a Montevideo, anche se attraverso le parole e i racconti dei quattro, gli spettatori si figurano un solo luogo (fisico e astratto): lo stadio. Le vite, le relazioni, i dolori e le gioie dei protagonisti si misurano in goal, rigori, vincite e sconfitte della squadra del cuore. Più di una fede, seconda forse solo al legame che li lega: un’amicizia inossidabile che li stringe in un abbraccio senza fine.
La scena si compone con i racconti dei quattro. Controluci, ombre amplificatrici e proiezioni sono la dimensione entro la quale si svolge la vicenda, a tratti delirante, come la “febbre” della tifoseria di cui sono vittime consenzienti i protagonisti.
Il calcio come l'amicizia
Ognuno di essi ha una storia particolare, un vissuto e un passato senza una presenza materna. Fa capolino nel presente avvolgendoli di nostalgia, e ognuno racconta le proprie peculiarità. Adamo, Golem, Frankenstein e Pinocchio: figure senza tempo, archetipi precipitati in una contemporaneità non sempre semplice da vivere. È in questo senso che l’amicizia diventa l’unica via attraverso la quale sentirsi uniti, liberi, amati. Così come i quattro amano la fede calcistica, senza limiti.
Azul. Gioia, furia, fede y eterno amor è uno spettacolo felice, ben “giocato” dai quattro attori che formano un solido gruppo coeso e portano in platea tanta allegria, sul finale festoso come una vittoria sul campo da calcio (e non solo).