Brevi interviste con uomini schifosi, con Paolo Mazzarelli e Lino Musella, è uno spettacolo grottesco e potente, un virtuoso ed originale esercizio di stile che fa riflettere, irrita, a tratti disturba e diverte.
Daniel Veronese, drammaturgo e regista argentino, figura di riferimento del teatro sudamericano, ha curato l’adattamento teatrale e la regia del libro del 1999 di David Foster Wallace Brevi interviste con uomini schifosi – a detta dell’autore la sua opera più inquietante, portando in scena una selezione di 8 racconti tratti dalla celebre raccolta.
David Foster Wallace, scrittore, saggista ed accademico americano, è considerato tra gli autori più innovativi della sua generazione.
Dal testo alla scena: Veronese e le parole di Wallace
Wallace non ha mai scritto nulla per il teatro, e quindi adattare alla scena la sua scrittura complessa, irriverente e spiazzante è stata una sfida non semplice per Veronese.
Il regista argentino ha trasformato i monologhi di Wallace in dialoghi tra un uomo e una donna, interpretati sulla scena da due uomini che si alternano nei ruoli, Paolo Mazzarelli e Lino Musella, in una dialettica che mette in luce tutte le fragilità, gli irrisolti, le gelosie, il desiderio di possesso, la violenza, il cinismo insiti nei rapporti affettivi.
Una scelta registica ben precisa che ha l’obiettivo di analizzare l’essere umano maschile in tutte le sue schifose debolezze – come suggerisce il titolo, fino a costringerlo nei panni della donna che deve subire e sopportare violenze verbali, sopraffazioni e soprusi.
La regia di Veronese è efficace, asciutta e senza sbavature, l’allestimento è essenziale e minimalista: in scena un rettangolo bianco al quale i due interpreti, in jeans e t-shirt nera, accedono a piedi nudi; nel rettangolo un tavolo, due sedie e gli attori – un invito a concentraci su questi uomini viscidi, egoisti, meschini, volgari e perversi, il cui unico modo di relazionarsi con l’altro sesso è ricorrere al cinismo o alla violenza, uomini incapaci di avere relazioni sane ed equilibrate con le donne.
Musella e Mazzarelli, inquieti e inquietanti
Artisti eclettici e straordinari attori, Musella e Mazzarelli prestano il volto e la voce ad una galleria comica e graffiante degli strani soggetti descritti con una grottesca e a tratti comica brutalità da Wallace: un’umanità delirante e problematica, che senza nessun pudore esibisce tic e perversioni inconfessabili.
Il talento e la sensibilità dei due protagonisti, Mazzarelli e Musella, fanno sì che lo spettacolo abbia una potenza diversa.
Quella di Musella e Mazzarelli è una prova attoriale ed emotiva notevole: la loro recitazione è asciutta, sobria, pulita, intensa senza però scivolare mai in toni eccessivamente drammatici, i due interpreti hanno un’intesa rara e potente, che gli consente di essere distaccati dal testo e allo stesso tempo completamente immersi nel personaggio, creando un contrasto che cattura e affascina il pubblico, risultando inquieti ed inquietanti.
Un catalogo di mostri
Misogini, psicopatici, perversi, depravati, personaggi odiosi, meschini, subdoli, comunque uomini: un catalogo di mostri atrocemente normali e banali, le voci di un'America stravolta e non solo.
Wallace è un autore scomodo, sembra quasi che giochi con il lettore, con il suo umorismo e sarcasmo presenta i personaggi come fossero esseri innocenti, e non portatori di una cultura patriarcale e profondamente violenta che sottomette la figura femminile.
Brevi interviste con uomini schifosi è nelle parole di Wallace la rappresentazione del “vuoto spirituale nella interazione eterosessuale nell’America postmoderna”; in queste interviste immaginarie infatti l'autore statunitense indaga i rapporti umani e il quotidiano con sadica ironia e profondo cinismo.
Nel testo di Wallace la donna non esiste, sostituita da punti di sospensione o monosillabi, mentre nell’adattamento di Veronese i due attori si alternano nel ruolo femminile, senza avere nulla di femminile, ma semplicemente impersonando la donna; qui il femminile è un gesto accennato, una mano che sposta i capelli dietro l’orecchio, una postura del corpo, un irrigidimento fisico per dissimulare la paura, uno sguardo che vaga oltre il proprio interlocutore per mascherare l’imbarazzo o il disagio. Veronese sceglie di estrarre dal testo la componente femminile, concretizzandola sulla scena.
Brevi interviste con uomini schifosi è un viaggio stimolante e complesso nelle contraddizioni dell’uomo, non così estranee alla nostra cultura – purtroppo; Musella e Mazzarelli guidati da Veronese ci regalano otto ritratti, una sorta di auto-caricature grottesche, in cui scopriamo con fastidio delle pericolose e dolorose consonanze: è come se guardassimo la vita attraverso uno specchio, che diventa ben presto una lente d’ingrandimento della banale e quotidiana mostruosità con cui abbiamo – nostro malgrado – imparato a convivere.