Lirica
CALDER/KENTRIDGE

Dal 1968 ad oggi: Calder e Kentridge riproposti al Teatro dell’Opera

Dal 1968 ad oggi: Calder e Kentridge riproposti al Teatro dell’Opera

Confronto a cinquanta anni di distanza tra due grandissimi artisti della nostra epoca.

Nel 1968, anno simbolo dei fermenti di un’epoca, l'allora direttore artistico del Teatro dell’Opera Massimo Bogianckino, con la collaborazione di Giovanni Carandente, commissionò ad Alexander Calder, lo straordinario artista inventore della scultura cinetica, uno spettacolo di teatro musicale che avesse come protagonisti non attori, cantanti o ballerini, ma i famosi mobiles. Cioè le forme coloratissime che, appese a fili leggeri, sono soggette ai capricci di ogni refolo di vento e mutano continuamente la loro posizione.

Work in Progress

L’attuale gestione ha felicemente ripreso la proposta di Calder dal titolo Work in Progress e ne ha affidato la realizzazione ad un testimone speciale di quel lontano evento, il regista Filippo Crivelli, che ha diretto anche la prima versione dell’opera. Grazie ai suoi ricordi ed alla documentazione conservata è stata messa in scena la stessa versione del 1968 con le stesse musiche elettroniche, registrate, scelte ed assemblate dallo stesso Calder, di Niccolò Castiglioni, Aldo Clementi e Bruno Maderna. Musica elettronica come si usava all’epoca, con vibrati, risonanze, gocciolii, stridori, note rare ed isolate, talvolta a grappoli.


Le presenze umane sul palcoscenico sono quelle dei macchinisti di scena che dispongono le varie opere, ma i protagonisti veri sono i colorati oggetti che evocano con leggerezza aspetti della natura effimeri e affascinanti. Il mare increspato con una stella marina che vola, un albero pieno di uccelli, il sole e la luna che attraversano la scena, una piramide con su un mimo che sventola una lunga bandiera rossa, fino ad una lunga teoria di ciclisti che con le loro evoluzioni realizzano cerchi, spirali, riccioli e altre forme della bizzarra e lieve geometria di Calder. Venti minuti densi e leggeri di immersione totale nell’universo dei sensi infantili.

Waiting for the Sibyl

William Kentridge è ormai una presenza consolidata nel nostro panorama artistico: di lui sono popolari i mosaici della stazione metro Toledo di Napoli, l’effimero graffito-performance realizzato per sottrazione sul muraglione del lungotevere a Roma e la regìa di Lulù al Teatro dell’Opera di un paio di stagioni fa. Proprio in questa occasione gli è stata proposta la realizzazione di un lavoro di teatro musicale da affiancare alla breve opera di Calder. Kentridge ha così realizzato questo Waiting for the Sibyl con la collaborazione musicale del compositore sudafricano Nhlanhla Mahlanguri adattata dal pianista jazz e compositore Kyle Shephered.


Sul palcoscenico nove ballerini cantanti raccontano la Sibilla Cumana che scriveva i propri vaticini sulle foglie degli alberi che venivano rimescolate dal vento, sicché nessuno poteva riconoscere la propria profezia. Kentridge ha sostituito le foglie con pezzi di carta che volano incessantemente, mentre sullo sfondo appaiono collage di vecchi libri, registri d’ufficio, giornali tutti imbrattati dal tipico grasso segno nero delle opere dell’artista sudafricano. Sopra le proiezioni appaiono alla rinfusa versi di poeti provenienti da tutto il mondo legati tra loro dalla domanda “A quale scopo?”

Sulla scena una delle sedie ha le zampe snodate e farà cadere chi si siede, ma all’apparenza è come le altre e nessuno riesce a decidere quale sarà la sedia giusta su cui sedere. Anche con l’aiuto della Sibilla il futuro rimane incerto ed è impossibile conoscere il proprio destino.

Le musiche sono eseguite dal vivo, solo il pianoforte è registrato, e sono difficilmente riconducibili ad un genere; si odono comunque echi che ricordano la polifonia sarda, il blues, gli spirituals. Il ritmo è sempre coordinato con l’azione scenica anche se sembra lasciare una domanda senza risposta, una sospensione del finale. Forse questo è il vero e proprio Work in Progress, più che il lavoro di Calder che invece sembra un’opera definita e compiuta.

Visto il 14-09-2019