Tutto parte da una ebraica “Beth ha Hayyim”, cioè una secolare “Casa dei viventi” sita al limite fra due città: da una parte l'antica Gorizia, dall'altra la moderna Nova Gorica. Territorio un tempo unitario, poi separato da reticolati messi a dividere l'Occidente dalla Jugoslavia socialista; ma adesso riunificato dalla liberalizzazione dei confini, e dal progresso economico. Qualcosa del passato, però rimane nella località di Valderose.
"C’è un cimitero schiacciato sotto un cavalcavia, a Rošna Dolina. Di notte le luci di un mostruoso ipermercato ne abbagliano i silenzi, di giorno (...) la febbre concitata dei centri commerciali gli vomita addosso l’inquietudine tutta occidentale della velocità, del rumore, dell’acquisto pago bancomat (...) Le lapidi della Beth ha Hayyim sono lì, su quell’incerta frontiera che separa due stati, la Slovenia e l’Italia. La vita e la morte. Il presente e l’eterno. Sanno ancora parlare, e hanno parole scolpite nel sasso".
La suggestione di un Golem a Valderose
Così racconta lo scrittore friulano Angelo Floramo nella Premessa dell'articolato testo di Canti dalla casa dei viventi, vibrante traccia narrativa che nelle mani del compositore Carlo Galante è divenuta un'intensa opera/melologo per mezzosoprano, voci recitanti ed un piccolo ensamble strumentale. Una partitura finemente elaborata, intensamente drammaturgica e piacevolmente eclettica, in cui affiorano a tratti spezzoni, spunti, brevi frasi dell'universo musicale ebraico, fusi in un contesto musicale avvolgente.
Promuovere il teatro musicale, coinvolgendo le scuole
La commissione dell'inedito lavoro è venuta dalla Storica Società Operaia di Mutuo Soccorso di Pordenone: da anni con il suo Progetto Orpheus promuove la realizzazione di inediti spettacoli teatrali che coinvolgano le scuole del territorio, all'interno di un apposito percorso didattico-musicale.
Dopo la prima assoluta dello scorso novembre a Pordenone, che impegnava un gruppo di studenti delle scuole superiori locali, Canti dalla casa dei viventi ha registrato due repliche presso l'Auditorium Comunale di San Vito al Tagliamento, cadendo quasi in coincidenza con il Giorno della Memoria. Altre sono già in via di programmazione – ed è un bene - in altri centri della regione F.V.G., anche nel quadro del canovaccio di GO!2025/Nova Gorica-Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025.
Una Spoon River ebraica al confine tra due nazioni
In un caso e nell'altro, gli studenti coinvolti – in questo caso, quattordici ragazzi del Liceo Le Filandiere di San Vito – sono stati accuratamente preparati in un laboratorio teatrale coordinato da Norina Benedetti, con la collaborazione di SPK-Teatro, dimostrandosi veri attori in erba. A loro il compito di dar voce agli ebbri becchini della ditta Mordecai & Mordecai, alle riflessioni esistenziali delle anime di Ester l'ortolana, di Refà dottore nel Talmud, di Malakah la strega, di Simone Venezia il ladro, di Abigail la prostituta.
E di Karl filosofo inquieto, evocazione del goriziano Carlo Michelstädter: morto suicida giovanissimo e simbolo dello spirito di questa permeabile frontiera mitteleuropea, dalla quale vengono anche gli altri personaggi del lavoro. Dieci anime che al chiarore dell'alba sono ricondotte dall'angelo Metatron, mediatore fra il Bene e il Male, nella quiete dell'Aldilà.
“Di notte vanno i ladri, come pesci sotto il mare”
All'ambrata ed intensa voce di Silvia Regazzo sono affidati le descrizioni iniziali d'ognuno d'essi, evocativi epitaffi funebri salmodiati; e le cinque canzoni che man mano interpuntano il melologo. Quella di Refà è un'elegia notturna che si conclude con la riflessione « Chi ha sognato il mondo non sono io/sono solo un errante che sogna Dio». Quella del ladro Simone, un'ironica esposizione del suo mestiere; quella di Malakah, un elenco di essenze dal magico potere; quella del rabbino Aronne Coen, una lista di angeli della Qaballah. E quella di Sara, morta di parto, una malinconica ninna nanna per un bimbo mai nato.
Uno sostegno strumentale perfetto
Lo stimolante spettacolo, che procede veloce nell'ora e mezza di musica e recitazione, vede il fondamentale apporto dell'agile e brillante Ex Novo Ensamble, formato da Ludovica Borsatti (fisarmonica), Gabriele Bressan (oboe e corno inglese), Davide Teodoro (clarinetto e clarinetto basso), Alessandro Fagiuoli (violino), Andrea Amendola (viola) e Carlo Teodoro (violoncello). Abbiamo lasciato per ultima una cosa che molto contava, vale a dire la vigile regia musicale di Eddi De Nadai, dimostratosi concertatore abile, intelligente e di estrema sensibilità. A lui il merito della perfetta fusione dei tanti elementi in gioco.