Sulle note ossessive di un melanconico valzer, il pubblico pian piano occupa lo spazio approntato entro gli spalti del Castello di Sarteano. Il giorno declina e le ombre della sera calano fra le antiche mura medievali. Attorno, poco alla volta scompaiono le dolci colline toscane. Siamo al consueto appuntamento estivo con la Compagnia Teatro Arrischianti, per uno spettacolo di prosa coprodotto come di tradizione con il Cantiere d'Arte di Montepulciano.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Quest'anno Gabriele Valentini, drammaturgo e regista di grandi capacità e acuta intelligenza, anima stessa degli Arrischianti, affronta per noi un testo ultra famoso, Romeo e Giulietta di Shakespeare. E lo fa divagando, aggiungendo, trasfondendolo in una personale rielaborazione cui dà nome Montecchi e Capuleti. E' un vivido talento teatrale, il suo. In passato abbiamo apprezzato vivamente altre sue creazioni allestite in questo contesto così singolare.
Le musiche contano, eccome
Su suo mandato Davide Vannuccini ne ha impostato la colonna sonora, mai invasiva, efficacissima; affidando i singoli interventi all'inventiva di Francesco Bandinelli, Ambra Grazi, Mattia Mostallino. Tutte musiche originali, tranne una celebre citazione belliniana – la voce è della Callas - che accompagna l'abbraccio dei due giovani amanti.
I personaggi a volte parlano in dialetto veneto, ed è un bel tocco di colore: d'altro canto il Bardo ci porta in quel di Verona, in riva all'Adige. Hanno a disposizione un praticabile a forma di croce, ma talvolta dialogano dalle incipienti pareti retrostanti. Giulietta persino dalla alta torre che svetta sopra, a segnare distanze incolmabili. Vanessa Armellini veste le figure di contorno di costumi antichi, Fra' Lorenzo in saio. Però propone i protagonisti maschili in abiti moderni: è una maniera di attualizzare ai giorni nostri l'immortale storia veronese. Amori contrastati dalle famiglie ce ne sono sempre stati, ce ne saranno sempre. Purtroppo.
Cento minuti di tesa drammaticità
Secondo Valentini, a ben vedere la storia di Romeo e Giulietta è anche un contrasto di interessi tra ricchi borghesi, una lotta fra censi diversi, e non solo una mera tragedia di odìì insanabili e di efferate vendette. E sullo sfondo anche un universo di adulti che non non sa comprendere i propri figli, provocandone la dissoluzione, la rovina, infine la morte.
Sì, perché il testo shakespeariano è tutto intriso di morti violente, ora provocate, ora desiderate. Un delirio di sapore ecatombale. Come si legge nelle sue note di regia, «Romeo muore e allora Giulietta non può continuare a vivere; muore Paride, muore Tebaldo e muore Mercuzio. L'unico a sopravvivere è Benvolio, che non entra mai nei conflitti, che mai è motore o vittima delle azioni e situazioni». Insomma, il legame fra in due giovani amanti – divenuto nel tempo archetipo dell'amore perfetto, assoluto, ma impossibile – alla fine passa un po' in secondo piano.
Giulietta, Romeo e...
Il caso mostra molto affiatamento, facendo scorgere un preventivo accurato lavoro di regia. Vittoria Tramonti è una trepidante, adolescenziale Giulietta; Andrea Storelli un incontenibile Romeo; Damiano Belardi è Tebaldo; Tommaso Tornaghi e Ansoumane Diaoune si alternano come Benvolio; Maria Pina Ruiu interpreta la balia di Giulietta.
Mercuzio, spirito libero, è qui una figura ambigua, un po' androgina: così lo intende Valentini. E' Guido Dispenza a darle corpo. La figura di Fra' Lorenzo aumenta qui di spessore caratteriale, abilmente disegnata da Calogero Dimino. Francesco Storelli è il vecchio Capuleti; Matteo Baglioni, il Principe. Emanuela Castiglionesi e Flavia Del Buono sono Madonna Capuleti e Madonna Montecchi. Giulia Rossi è la Regina Mab, silhouette fatata che fa calare il sipario sui corpi esanimi dei giovani amanti.