Carmen nella produzione firmata da Franco Zeffirelli nel 1995, è probabilmente lo spettacolo che conta il maggior numero di repliche all’Arena di Verona dopo la storica Aida di Ettore Fagiuoli, vantando ben 13 riprese nel corso delle 27 stagioni in cui il capolavoro di Georges Bizet è stato allestito a partire dal 1914.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Spettacolo tradizionale ma ancora efficace
È vero che alcuni anni fa si era tentato di mandare in pensione questa produzione con una nuova Carmen firmata da Hugo De Ana, rivelatasi però non del tutto convincente, al punto da far rimpiangere lo spettacolo che si voleva accantonare che, alla fine, con grande apprezzamento da parte del pubblico, è tornato sul palcoscenico scaligero in questa stagione.
L’edizione cui abbiamo assistito era una summa di quelle susseguitesi negli anni precedenti, che riprendeva l'imponente scenografia originaria nella quale sono stati inseriti alcuni manifesti ispirati alla Spagna, in un connubio rivelatosi nel complesso efficace.
Certo, si può parlare di una visione eccessivamente oleografica, di movimenti di masse non sempre a fuoco al punto da distrarre l’attenzione dai protagonisti, di una costruzione dei personaggi eccessivamente tradizionale, tuttavia lo spettacolo funziona e, dato che attualmente si tratta della migliore Carmen disponibile nei magazzini dell’Arena, è giusto che venga ripresa. Ed infatti è già prevista anche nel cartellone dell’anno prossimo.
Trattandosi di una produzione ampiamente recensita negli anni, non c’è molto da aggiungere a quanto scritto in passato, se non che alla fine anche la solida tradizione, quando ben realizzata, può ancora vantare qualche freccia al suo arco. Una citazione particolare merita il vitale e coinvolgente flamenco della compagnia di Antonio Gades che ha sostituito le ormai datate coreografia firmate da El Camborio.
Roberto Alagna mattatore della serata
Il vero motivo di interesse della replica cui abbiamo assistito era la presenza sul palcoscenico veronese di Roberto Alagna. Il tenore francese, forte di un timbro solido e luminoso ha delineato un Don Josè di grande intensità, sicuro nell’acuto ed ammaliante nel fraseggio, denotando un'eccellente forma vocale che ha contribuito ad una raffinata interpretazione.
Nel ruolo del titolo abbiamo ascoltato J’Nai Bridges, cantante dotata di un interessante registro grave ma non sempre a suo agio nell'acuto. Il mezzosoprano americano ha tratteggiato una Carmen tutto sommato convenzionale, che si rifaceva allo stereotipo della femme fatale.
Maria Teresa Leva è stata una Micaela appassionata, estremamente credibile nei momenti più lirici senza mai scadere nel cliché della ragazzina ingenua. Gëzim Myshketa ha confermato il suo Escamillo spavaldo ed energico.
Impegnato sul podio in tutte e cinque i titoli dell’attuale cartellone, Marco Armiliato ha mostrato maggiore affinità con questa partitura rispetto alla Traviata ascoltata la sera precedente, anche se è mancata un'interpretazione veramente trascinante. Professionali le prove dei comprimari, dell'orchestra e del coro diretto da Ulisse Trabacchin.
Al termine applausi convinti, particolarmente calorosi per Roberto Alagna.