Il testo dello spettacolo su Cassandra prodotto dal Teatro Due è nato dall’insieme di frammenti di brani di diversi autori legati da questa figura. In realtà la coinvolgente drammaturgia firmata da Elisabetta Pozzi non lascia assolutamente trasparire questo aspetto: l’ispirata selezione e l’accurato lavoro di sutura tra un brano e l’altro, fanno infatti sembrare quest’opera come il frutto di una sola penna.
In questo monologo riescono perfettamente a fondersi pagine risalenti alla classicità, quali quelle di Omero, Euripide e Seneca, con autori contemporanei quali Christa Wolf, Nietzsche, Ritsos, Eliot, per confluire nel bellissimo ed apocalittico finale ripreso da uno scritto di Massimo Fini.
Cassandra inizia il suo racconto nel momento in cui, come bottino di guerra, attraversa la porta dei leoni di Micene per recarsi al palazzo di Agamennone. Lei, profetessa condannata da Apollo a prevedere il futuro senza essere creduta, sa che quelle sono le ultime immagini che vedrà in vita, ma sa anche che è inutile condividere con altri questa sua premonizione, esattamente come anni prima era stato inutile sconsigliare ai troiani di introdurre il cavallo di legno in città.
Nonostante sia consapevole della sua impotenza, Cassandra è una figura militante, per niente rassegnata, ed infatti si presenta al pubblico in abiti maschili con ai piedi un paio di anfibi; abbigliamento che nel corso della rappresentazione verrà sostituito da una tunica lacera, per tornare nel profetico finale. Cassandra infatti non rinuncia a gridare al mondo la sua ultima profezia, nella quale l’essere umano, sempre più inebriato del suo potere, sempre più vittima della sua “ybris”, non si rende conto di aver intrapreso un percorso che, se non interrotto, lo porterà all’autodistruzione.
Le lusinghe del benessere e la presunta onnipotenza sono i cavalli di troia che, strisciando, si insinuano nella nostra cultura e nella nostra società minandole dall’interno. Solo chi resiste può salvarsi e, se ascoltato, può aiutare anche gli altri a fare lo stesso.
Elisabetta Pozzi tratteggia con grande magnetismo e intensità un personaggio estremamente sfaccettato. Di Cassandra percepiamo la fragilità, le paure, l’impotenza ma allo stesso tempo anche la forza profetica e la grandezza delle sue visioni.
Bella ed evocativa la scenografia di Guido Buganza, dominata da una grande carriola di legno e da cornici bruciate che rappresentano un passato ormai in disfacimento.
Coinvolgenti le musiche di Daniele D’Angelo sempre in perfetta simbiosi con il testo in un costante dialogo voce-musica.
Uno spettacolo di grande impatto emotivo che instilla nella memoria dello spettatore alcuni messaggi che lo accompagnano anche fuori dalla sala, sui quali dovrà necessariamente riflettere, per evitare che Cassandra abbia parlato ancora una volta invano.
Prosa
CASSANDRA O DELL'INGANNO
Cassandra profetessa militante
Visto il
05-03-2016
al
Franco Parenti - Sala Blu
di Milano
(MI)