Cat Power torna in Italia con un raffinato ed elegante omaggio a Bob Dylan, la cantautrice statunitense porta in tournee il live del suo nuovo album dal vivo: ’Cat Power Sings Dylan: The 1966 Royal Albert Hall Concert’, pubblicato lo scorso 10 novembre.
Questo progetto speciale realizzato nel 2023 e dedicato a Bob Dylan riprende il leggendario concerto del cantautore - tenutosi al Manchester Free Trade Hall nel maggio 1966, ma denominato comunemente “Concerto della Royal Albert Hall” a causa di un bootleg erroneamente etichettato – in cui stravolse il mondo acustico del folk presentando la sua musica in veste elettrica.
Lo spettacolo originale infatti vide Bob Dylan effettuare il suo iconico passaggio da acustico a elettrico a metà esibizione, scatenando le ire dei puristi del folk e modificando per sempre la traiettoria del rock and roll.
Cat Power e la sua devozione per Dylan
Un gradito ritorno per l’artista americana - che l’ultima volta è stata in Italia nel 2018 per il tour di ’Wanderer’, considerata una delle migliori cantautrici della scena alternative rock degli anni novanta, con una voce profondamente radicate nell’indie - rock americano e un talento compositivo intimista e minimale: la sua musica è in continua evoluzione, muovendosi dalle sonorità ’dark-folk’ degli esordi al rock, per poi approdare al gospel, al country-blues e soul, fino all’uso di ritmi elettronici e funky.
Nella sua personale reinterpretazione di Live 1966: The "Royal Albert Hall" Concert, Cat Power – al secolo Chan Marshall, ha donato ad ogni brano una rara grazia e un profondo senso di reverenza, trasformando la tensione anarchica tipica di Dylan in energia positiva, solare e travolgente.
Cat Power si è avvicinata ad ogni brano della scaletta con un profondo rispetto e una sincera devozione e comprensione della natura delicata dell’interpretazione delle canzoni, dando senso e significato ad ogni parola.
Spiega: “Quando qualcuno esegue una cover di una canzone che ami, c’è il potenziale che ti regalino qualcosa di indelebile a causa del loro modo di eseguirla, della loro voce, del modo in cui percuotono o canticchiano una particolare line: una canzone cambia quando qualcun altro la interpreta, che si stia sforzando di rimanere fedele alla versione originale o meno”.
Un atto d'amore nei confronti di God Dylan
L’interpretazione della Power è senza filtri, di una intensità disarmante, rispettosa benché si percepisca la sua essenza, la sua personalità e la sua sensibilità: gli arrangiamenti sono fedeli agli originali, ma nella parte elettrica si percepisce meno la rabbia e più la grinta, non c'è nessuna voglia di "play it fucking loud" ma di mostrare un profondo e sincero amore per queste canzoni, che si avverte nell’emozionante versione di "Like a rolling stone".
Cat Power mostra un lato tenero e intenso: con la voce rispetta le linee melodiche di Dylan, ma ci mette una sua intensità, una sua tenerezza che Dylan non ha e probabilmente non vuole avere - il suo è un atto d'amore nei confronti di God Dylan - come ama chiamare il celebre cantautore.
Il concerto della Power è un atto autentico, elegante e semplice ed è proprio l’eleganza la cifra stilistica di questa rivisitazione, che dall’ossatura chitarra-armonica-voce del set acustico sfocia in una parte elettrica dalle venature folk-rock, jazz e blues.
Anche se la vera protagonista della scena, ancor prima degli arrangiamenti dei brani - estremamente curati e rispettosi - è l’inconfondibile voce della cantautrice, perfetta per i versi di Dylan, perché sa avvolgersi intorno ad essi con un’intensità tale da offrire un senso inatteso a tutto il brano: la sua voce calda e vellutata esercita una seduzione raffinata e nelle sue pieghe si nasconde sempre la lama di un rasoio, graffiante e tormentato.
La Power non imita il Dylan del 1966 - non avrebbe senso, la sua esibizione è personale, quasi in punta di piedi, mette il suo timbro al servizio di quei brani, ma ne personalizza il contenuto, pesando ogni parola secondo la propria personale visione: i brani superano lo status di semplici cover, hanno una vita propria.
La tenerezza amara e struggente di “Just Like A Woman”, trasformata indelebilmente dalla prospettiva femminile amplifica il senso di empatia che caratterizza tutta la sua performance e suona come una pagina rubata a “Blood On The Tracks” (album del 1975 di Bob Dylan), ma è in “Mr. Tambourine Man” che la distanza con il Maestro Dylan si fa più esplicita, con un controcanto malinconico che si sottrae alla melodia originale: un’interpretazione sofferta e tormentata, di cui riecheggia la speranza che abbiamo perso.
Power ha scelto un oggetto rischiosissimo, uno dei concerti più ascoltati della storia del rock, ma ha trovato l'equilibrio perfetto: “Cat Power Sings Dylan” è la testimonianza fedele di un impossibile viaggio nel tempo, è un tentativo riuscito di rivivere da dentro un pezzo di storia: “il più grande concerto rock’n’roll mai suonato”, per dirla come Greil Marcus, scrittore e critico musicale statunitense. “L’ho semplicemente ricreato, non ho voluto farlo mio”, spiega la cantante americana che ha così creato un'esperienza unica, catartica, a tratti surreale, quasi magica.