Ispirata dal libro Centoventisei di Claudio Fava e Ezio Abbate, Livia Gionfrida taglia e cuce un dramma che si consuma nella Palermo dello Stato Occulto, firmandone drammaturgia, scene e regia.
Lo spazio scenico è vuoto, abitato unicamente da una quinta nera come fondale e due occhi di bue che i protagonisti useranno durante la pièce. Si presentano subito al pubblico Fifetto (Gabriele Cicirello), Gasparo (David Coco) e la moglie incinta di Gasparo (Naike Anna Silipo). Tre anime dall’apparenza giocosa, che lasciano trapelare poco e nulla del loro triste destino, fino a quando Gasparo impugna la pistola e in momento inaspettato spara a un suo amico.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
E’ li che capiamo la doppia vita di un uomo di mafia, che ride, scherza e balla con la sua consorte mentre nella sua ombra macchiata di sangue mette fine a altre esistenze. Tutto va secondo i piani fino a quando non viene rubata una Fiat 126, una decisione della mafia che firmerà una delle pagine più brutte della nostra cronaca, la strage di Via D’Amelio dove persero la vita il Magistrato Paolo Borsellino e cinque poliziotti della scorta.
Il Testo e i protagonisti
Tra cronaca, dramma e commedia dell’assurdo ci si addentra nel degrado sociale, quale succulenta pietanza servita alla malavita per reclutare la sua manovalanza. In una notte che sembra lunga un’eternità, le vicende dei protagonisti prendono vita, le loro intenzioni si delineano in modo grottesco, lugubre, scomodo per chi ascolta che diventa spettatore e detentore di segreti allo stesso tempo.
Un’ora di spettacolo nella quale ogni attore, portato al culmine della sollecitazione emotiva, si gioca ogni briciolo di mestiere senza mai cedere alla minima distrazione. Attori che hanno destato l’interesse, tutti ma in particolar modo David Coco (Gasparo) ha tracciato in modo certosino la freddezza simulata di chi vive tra gli sprazzi di vita personale e il dovere incondizionato verso ragioni di morte.
La regista, che ha lavorato il testo regalando poesia anche alla più cruda delle confessioni, supporta il lavoro attoriale privandolo di ogni orpello inutile, lasciando al corpo e la voce solo un altro strumento come estensione del sé: alcuni pezzi di una Fiat 126 saranno i testimoni di un attentato orrendo e la trasfigurazione dell’attore-macchina di scena. Un lavoro di fino, eccellente, toccante e soprattutto inedito quello che si svolge sul palco, grazie anche a un disegno luci semplice ma efficace.
Il male e il luogo comune
Trattare argomenti di mafia è sempre un terreno spinoso sul quale camminare. Si rischia spesso di cadere nella banalità e nel luogo comune. Centoventisei è uno spaccato diverso, quello dei pesci piccoli e le loro storie quotidiane che però partono tutte da una stessa matrice, quella del destino quasi segnato di chi nasce e vive in determinate condizioni.
Diverso non nel contenuto ma nella possibilità di essere raccontato con incisività e delicatezza insieme. Perché nonostante tutto, tra gli uomini che vivono e quelli che muoiono, ci sono quelli che decidono di amare e danno senso alla parte buona di tutte le storie.
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