La nona produzione originale itinerante di Cirque Éloize, co-diretta da Dave St-Pierre e Jeannot Painchaud riscuote successo anche a Bologna, dopo essere stata accolta positivamente sui più grandi palcoscenici internazionali.
Lo spettacolo inizia a sipario chiuso, quando due acrobati in abiti di uomini d’affari camminano seri e altezzosi tra le file della platea, generando improvvisamente scompiglio saltando da una fila di sedie all’altra e dando appositamente indicazioni sbagliate agli spettatori che entrano in sala. Quando salgono sul proscenio il sipario si apre e agli occhi del pubblico si presenta un grande ufficio in penombra con impiegati alla scrivania alle prese con pile di scartoffie, altri che corrono a destra e manca per la fretta e altri ancora che si spogliano degli abiti grigi che appiattiscono anche cromaticamente la scena: è così che l’impiegato modello con i capelli in aria a causa dell’eccessivo stress si trova catapultato in un mondo colorato e movimentato da proiezioni accattivanti, costumi dai colori accesi e dalla magia del circo.
I dodici acrobati si susseguono in un vortice di impulsi creativi che permettono loro di evadere dalla noia della città per stupire e stupirsi fra musiche ritmate e allegria. Sfidando convenzioni e appiattimento sociale, i diversi personaggi si liberano totalmente in un tripudio di acrobazie e contorsioni. Un plauso speciale al buffo protagonista dello show che regala agli spettatori sonore risate con la sua goffaggine mista a tenerezza. Particolarmente avvincente il numero dei trapezisti, perfetti nella precisione delle coreografie e intensi nell’interpretarle.
Il finale, con una grande carrellata di tutti gli artisti e i numeri presentati, non può che segnare simbolicamente la definitiva vincita (o rivincita, se vogliamo) dell’uomo sulla macchina.