Commedia dal titolo inequivocabile, andata in scena per la prima volta nel novembre 2009 al Royal Court Theatre di Londra, Cock (t.l. Gallo, ma il termine allude anche al membro maschile) di Mike Bartlett è stata insignita nel 2010 dell'Olivier Award for Outstanding Achievement In An Affiliate Theatre.
La commedia vede come protagonista John, un giovane gay che vive da tempo con un ragazzo di qualche anno più grande di lui. John, dubbioso sul suo rapporto col fidanzato, chiude la storia con lui perchè teme siano troppo diversi (io sono le uova e tu... qual è il contrario delle uova?), andandosene di casa, per ritornare qualche tempo dopo. Nel frattempo ha conosciuto una ragazza con la quale ha avuto una storia che, dice al suo ex col quale vuole tornare assieme, ha chiuso.
In realtà John non sa come comportarsi con entrambi e finisce per convincere lei ad accettare un invito a cena dal suo ex (in quella che formalmente è ancora casa sua) lasciando credere ad entrambi che in quell'occasione lascerà l'altroa.
Alla cena si aggiunge il padre del ragazzo lasciato, per aiutarlo a far decidere John a rimettersi col figlio...
Non tragga in inganno l'intreccio da commedia degli equivoci, Cock fa ridere solo a denti stretti perchè ci mostra dei personaggi tutt'altro che comici che rimandano ad alcuni dei nodi contemporanei sulle relazioni di coppia e sulle moderne imposizioni sociali. A Bartlett interessano prima di tutto le persone e solo dopo il discorso generale che, a partire da loro, può fare. Così i personaggi di Cock sono veri, complessi tutt'altro che simboli o degli esempi.
John non è un bisessuale indeciso come potrebbe sembrare a prima vista. Gay convinto, scopre di essere attratto anche dalle donne per la prima volta e si incammina a esplorare questo suo lato con gli stessi dubbi ma la stessa curiosità di un ragazzo etero che sperimenta l'omosessualità. Determinato, consapevole e più libero delle due controparti anche se teme il loro giudizio (arrivando a descrivere al suo ex la ragazza con cui è stato come mascolina) John è l'unioco personaggio della piéce ad avere un nome proprio. Bartlett nel testo si limita a indicare il fidanzato e la fidanzata di John solamente con l'iniziale del sesso di appartenenza M(an), uomo, per lui, W(oman), donna, per lei.
John vive queste due storie (mai in contemporanea, ma monogamicamente prima con M, poi con W) in maniera spontanea senza collocarle in una idea di coppia, che non ha, come fanno invece W e M.
W ha alle spalle un matrimonio finito e sente che l'esperienza della famiglia per lei è conclusa, e vede in John una chance per essere parte nuovamente almeno di una coppia. M invece ha nei confronti di John, più giovane di lui, un affetto che sfocia in quello familiare e vuole crescerlo come si cresce un fratello (non a caso gli confessa di considerarlo un fratello minore).
Forse anche per questo John dice che con W si sente alla pari, mentre M lo fa sentire inferiore, incapace di fare, meno esperto della vita.
Durante la cena tra M e W si palesa una rivalità che evidenzia come i due vogliano comprensibilmente John tutto per loro (ed M si dimostra più infantile e immaturo, ostentando una ridicola effeminatezza che John non gli ha mai visto prima) desiderio che John subisce sentendo l'incommensurabilità della scelta tra uomo e donna che si sente chiamato a fare e per questo se ne sottrae.
Il padre di M cerca di far tornare John suoi passi ricordandogli che è gay non per scelta ma perchè ci è nato per cui la prioritò, prima ancora che tra M e W, è quella tra la sua vera natura (l'omosessualità) e una curiosità (l'eterosessualità) che non lo porterà a niente (considerazione normalmente rivolto a un etero che si scopre gay...). John sente tutta la forzatura borghese di questo ragionamento commentando che a lui piacciono le persone e non gli "uomini" o le "donne", ma la sua attrazione rimane sul mero piano fisico (per dimostrare che gli piacciono entrambi non trova migliore esempio che commentare le erezioni che entrambi gli inducono). John manca cioè di una dimensione affettiva, l'unica che, al di là dell'attrazione sessuale, potrebbe aiutarlo a dirimere la questione.
W sembra molto più equilibrata dei tre uomini, e mostra di non voler prevaricare John e che nel decidere di stare con lei non sta rinunciando alla sua omosessualità ma solo alla stroia con M che sa essere castrante. M invece cerca soluzioni facili dicendogli melodrammaticamente di volerlo lasciare lui (ma così non sapresti mai con chi John avrebbe deciso spontaneamente di stare gli fa presente W).
W smonta in modo altrettanto lucido le teorie genetiche sull'omosessualità (sic!) del padre di M evidenziando come né lui né sua moglie siano omosessuali...
Alla fine John sceglie di rimanere con M perchè, lo dice lui stesso, è la scelta più facile.
Rimasto solo con John M non gli dice di essere felice che abbia scelto lui ma, reimmergendosi subito nella routine tranquillizzante del mènage di coppia (dal quale non è mai davvero uscito) gli chiede se prima di rientrare dal terrazzo può ritirare i cuscini delle sedie perchè forse si metterà a piovere senza nemmeno accorgersi che John è ancora turbato per aver lasciato che W se ne sia andata delusa e arrabbiata e gica con lui la carta del partner incompreso. La commedia si chiude su questa trappola di coppia nella quale John ha deciso suo malgrado di cadere.
Meglio di un pamphlet di rivendicazione glbt, meglio di un trattato di sociologia o di un manifesto femminista Cock, mentre ci racconta di personaggi veri e dalle raffinate psicologie, riesce a individuare alcuni dei nodi futuri che la società del terzo millennio dovrà affrontare.
La concezione della famiglia: John che con W vagheggia figli e nipoti mentre M non pensa ad averne e non perché non può ma perchè non li vuole e si dichiara possibilista solo per convincere John a rimanere con (anche noi passiamo avere dei figli se vuoi).
Il problema delle etichette: dovrebbero descriverci e identificarci e non costringerci in ruoli e scelte che ci stanno strette: John che saggiamente dice che a lui piacciono le persone e non i generi sessuali.
L'opposizione maschio/femmina: va superata verso soluzioni non oppositorie, almeno nell'alveo della scelta, non essendo i due generi sessuati dell'essere umano due versioni della stessa cosa.
W, M e John rappresentano quel che è rimasto dopo il collasso della vecchia famiglia patriarcale (quella che W si è lasciata alle spalle e che John vagheggia, mentre M, suo malgrado, emula come può percependo John come un fratello e non un compagno da amare) Famiglia che (ma questo la commedia non ce lo dice) le nuove coppie, etero come omosessuali, hanno ripopolato dopo averne svuotato le opposizioni sessiste e i ruoli prestabiliti maschili e femminili dai quali John, W e M sanno solo sottrarsi senza riscriverne l'affettività.
L'anaffettività sembra la cifra comune dei tre personaggi: per trascorsi biografici nel caso di W (che con John, si accontenta di ricominciare), per narcisistico egoismo nel caso di M e per immaturità affettiva in John che non sa andare oltre le questioni di sesso.
Cock, una delle più interessanti, ben concepite, perfettamente scritte commedie contemporanee d'oltremanica, è splendidamente portata in scena da Silvio Peroni in una mise en espace sfrondata dei dettagli scenografici e di ambientazione (la casa benestante di M gli spazi all'aperto dove John incontra W) che permette di concentrare tutta l'attenzione sul testo e sulla recitazione grazie anche a una regia che sa dare le giuste indicazioni di intenzione ai personaggi.
Fabrizio Falco restituisce la perplessità e l'inadeguatezza affettiva di John in maniera spontanea e vera. Jacopo Venturiero è credibilissimo sia quando si attesta su posizioni egoiste (pretendendo da John di rientrare immediatamente nel ménage subito dopo che W se ne è andata) sia quando rivaleggia con lei assumendo pose effeminate.
Enrico Di Troia sa essere un padre positivo e al contempo classificatore (tradendo che ha accettato l'omosessualità del figlio come si accetta una menomazione fisica), mentre Margot Sikabonyi dà a W una qualità femminile che non passa per la femmina castrante, per la femmina invisa ai maschi omosessuali, ma sa essere davvero donna rendendo credibile anche che John possa essere attratto da lei.
Un personaggio quello di W che Sikabonyi colora di una giusta nota di sotterraneo dolore quello cui nonostante la sua lungimiranza è destinata ancora una volta e suo malgrado a riabbracciare quando esce dalla vita di John e che vivrà probabilmente come una ulteriore sconfitta familiare.