La prima e immediata sensazione che ci coglie ascoltando le parole di Aldo Moro, quelle parole scelte studiate e recitate da Fabrizio Gifuni in Con il vostro irridente silenzio, è l'attaccamento alla vita dello statista prigioniero delle Brigate Rosse.
È una sete che non può soddisfare nelle prigione del popolo, è una arsura di sentimenti di cui vuole continuare a dissetarsi: amore per i familiari, rispetto per i suoi studenti, esibizione di un'etica da trasmettere ai seguaci, la passione per la politica che vuole incanalare in un percorso nuovo ma forse troppo in anticipo.
Aldo Moro non ha intenzione di accettare il sacrificio, vuole lottare contro il martirio che gli vogliono imporre quelli che nella loro vita hanno enunciato ad ogni frangente i principi cristiani ma che quasi mai li hanno messi in pratica.
Aldo Moro ha ancora amore da donare e ricevere, ha ancora la democrazia compiuta da realizzare. Non ritiene raggiunta la sua missione in terra e per questo vuole rimanere vivo e Fabrizio Gifuni lo riporta a testimoniare i suoi ultimi 55 giorni, a rivivere quei terribili anni della strategia della tensione: da piazza Fontana al suo sequestro.
Le parole di Moro, fasci di luce sugli anni bui
Fabrizio Gifuni studia le lettere pervenute, quelle ritrovate o rese note, e le pagine del memoriale ritrovate nel '78 e nel '90. Compara e confronta pagine e pagine degli scritti, ne fa un'analisi accurata e declama in scena opinioni che mai si erano sentiti dalla bocca di uno componente del governo, di uno statista della maggioranza D. C.
Commenta la sovrintendenza straniera sul Servizio Informazione Difesa; i depistaggi degli atti terroristici primo fra tutti quello della strage della Banca Nazionale di Milano; la supplica, poco caldamente accolta, a Paolo VI. Sottolinea il passo che sta per compiere verso quel 33% degli italiani estromesso dalla gestione pubblica; accenna alla questione morale del finanziamento ai partiti; esprime la lungimiranza per la crisi bancaria inevitabile per scarsa competenza e moralità degli amministratori frutto di nomine occulte.
Nelle sue lettere e nel suo memoriale, Aldo Moro non omette nomi, esprime chiaramente i responsabili dello sfacelo politico che lui intravede, primi fra tutti i suoi principali colleghi di partito: Andreotti e Zaccagnini.
L'autenticità della fonte Moro
Non ha alcun dubbio Gifuni sulla reale origine delle pagine che legge in scena. Non dubita né della autentica fonte né della manomissione dei carcerieri di Aldo Moro. Afferma con risolutezza che non ci sia stato alcun vizio di mente del politico, né coercizione sul prigioniero. Semmai unico dubbio che può sopravvivere è quello che nasce dalla sconoscenza degli scritti mai consegnati o resi noti.
Gifuni su questo argomento si scaglia contro la stampa che avallava l'insanità mentale del prigioniero, quella stessa stampa che Aldo Moro dichiara in una pagina “limitata” e “asservita” al potere. Anzi: lo statista spesso suggerisce vie, sollecita soluzioni, indica vie d'uscita per la sua prigionia. Ma ormai il suo martirio sembra deciso, dagli altri.
Quelli che lui dichiarerà non più suoi amici, quelli che lo hanno abbandonato e da cui prende le distanze per “l'irridente silenzio” e il tradimento di ogni principio cristiano.
120 minuti di prova di carattere e di grande teatro
Grandi applausi e pubblico in piedi alla fine della prova di Fabrizio Giffuni. È difficile definire l'esibizione dell'attore/regista romano, difficile comprendere il suo grande lavoro di esegeta dei testi originali e la cernita di quelli da portare sul palcoscenico. Ma se ci limitassimo a scrivere del testo, dell'uomo Aldo Moro, delle vicende che hanno segnato una svolta nella storia patria, significherebbe fare un torto all'attore.
Un attore che intrattiene per 120 minuti il pubblico sempre attento e concentrato ha bisogno di grande mestiere, di grandi capacità interpretative, di impensabili risorse attoriali. E Fabrizio Gifuni ha dimostrato di possederle, assieme ad una grande resistenza fisica che gli fa reggere il palcoscenico con lucidità, con attenzione, con passione, quella passione di chi crede in ciò che fa.