Lirica
COSì FAN TUTTE

Così fan tutte: a Vicenza i vincitori del Concorso Lirico “Tullio Serafin” 2023

Così fan tutte
Così fan tutte © Edoardo Scremin

Eccoli al momento del cimento tanto atteso, i sei vincitori del Concorso Lirico “Tullio Serafin” 2023. Pronti a mettere in mostra le proprie doti nel mozartiano Così fan tutte in scena al Festival Vicenza in Lirica, e dimostrare di aver meritato i riconoscimenti assegnati. Siamo di nuovo nel Teatro Olimpico, cornice straordinaria ma ahinoi immodificabile. 

Uno spazio dove pochi oggetti son concessi – qui, candidi arredi da dehors collocati e rimossi da due efficienti servi di scena, i mimi Erika Magnabosco e Luca Rossi – e dove la regia di Cesare Scarton punta diritta sulla propria scienza scenica, dipanando accortamente il libertino gioco  delle due coppie d'amanti. Un meccanismo che ribalta convenzioni sentimentali codificate e la tranquillità di certezze solo in apparenza granitiche, ed il mirabile gioco d'equivoci e di contrapposte sentimentalità. Ma in fondo, le due sorelle ci fanno, o ci stanno? E' un dubbio che sotto sotto è Scarton ad insinuare in noi, mentre cura espressività e gestualità dei giovani interpreti indotti ad una fresca naturalezza.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Un'orchestra di stampo iperclassico

Lo scattante organico in buca – l'Orchestra dei Colli Morenici, oramai abituale supporto del festival vicentino – resta nei limiti d'una trasparente formazione classica: quattro violini primi, quattro secondi, quattro viole, due celli e contrabbasso, dodici fiati a coppie, più timpani. Il fortepiano è un sostegno armonico ai recitativi, ma sotto le mani di Fausto Di Benedetto appare remissivo e soporifero. 

Chiamato a  presiedere all'opera, Marco Comin imposta una concertazione fluente nella forma e nello stile; di sorridente leggerezza, risulta ottimale sostegno ai cantanti. Ma, di converso, è una concertazione quasi sempre troppo ligia e sorvegliata, e quindi portata avanti con poco brio e scarsa teatralità. Non è questo il Mozart che ci piace di più. Ai brevi incisi corali provvedono i componenti del Coro VOC'è guidati da Alberto Spadarotto.

Un dinamico gioco di squadra

E veniamo ai cantanti, alla prova del nove tutti indubbiamente da promuovere. Il concorso ha ben fruttato. Però un punto in più lo daremmo alla Fiordiligi del soprano romano Arianna Giuffrida: voce bella, fresca, ben gestita, che supera sciolta e indenne le difficoltà (non poche) delle due arie di spettanza, «Come scoglio immoto» e «Per pietà, ben mio»

Le tiene comunque testa, per grazia e felice sentimentalità la brava mezzosoprano monzese Benedetta Mazzetto, una Dorabella cui al massimo si può rimproverare una certa remissività espressiva, e che dipana con fine scioltezza la turbinosa «Smanie implacabili». Entrambe si mostrano garbate e maliziosamente civettuole nel duettino «Prenderò quel brunettino». Il soprano palermitano Francesca Maria Cocuzza è una irrefrenabile e scaltra Despina, che trapunta felicemente il tessuto musicale con le sue ammiccanti ariette d'esortazione alle padroncine.

Bravi, questo giovani interpreti

Il baritono calabrese Matteo Torcaso è un Don Alfonso vocalmente calibrato ed elegante, dotato di timbro leggero e fraseggio rifinito; canta indubbiamente assai bene, con buona eleganza, ma al suo cinico filosofo gioverebbe un po' più di slancio e di verve. Caratteristiche che invece non mancano nello scanzonato Guglielmo di Said Gobechiya: il giovane baritono abcaso difatti mette in mostra un timbro di una certa bellezza, buone sfumature espressive, indubbia musicalità. Né manca di buona indole scenica: è così che «Non siate ritrosi, occhietti vezzosi» e «Donne mie la fate a tanti» spiccano sia per rotondità di suoni sia per l'ironica bonomia. 

Quanto a Ferrando sta nelle mani del giapponese Haruo Kawakami: da tenore ben preparato, munito d'un corredo vocale adeguato, sa cesellare con sufficiente vaghezza una perla lucente quale «Un'aura amorosa». Nondimeno, nello scorrere della commedia il personaggio affidatogli resta poco caratterizzato, e la mesta disillusione di «Tradito, schernito» pecca molto d'eloquenza.

L'anno prossimo, tocca a Rossini

Dimenticavamo di citare il lavoro della costumista Anna Benvenuti. Tanti abiti, di taglio più o meno moderno; il coro, vestito a casaccio. Vorrebbero essere stravaganti, ma sono in gran parte inguardabili. In apertura di serata, dopo i saluti di rito, il direttore artistico di Vicenza in Lirica Andrea Castello ha annunciato l'opera in concorso al “Tullio Serafin” 2024, e poi in scena qui all'Olimpico: dopo tanto Mozart e Vivaldi, tocca al Rossini de La cenerentola.
 

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Visto il 09-09-2023
al Olimpico di Vicenza (VI)