Prosa
COUS COUS KLAN

Cous Cous Klan e gli eroi della miseria umana

Cous Cous Klan
Cous Cous Klan © Laila Pozzo

Ogni aspetto di questo spettacolo è lodevole, dalla regia al testo, un testo che gli attori ingurgitano e sputano sul pubblico con una bravura decisamente sopra la media nazionale.

Uno scenario catastrofico è quello che si presenta in scena: due roulotte e una vecchia panda semi affossate nella terra, sporcizia ovunque e una vecchia doccia. Voci off che si alternano a spot di luci, una vecchia radio e un corpo nudo. Con questi elementi già si identifica il lavoro di Carrozzeria Orfeo. Non sarà una serena visione, e questa sensazione diventa la realtà di Cous Cous Klan.

La miseria umana e la lotta tra poveri

Tutto parte da una grande mancanza: l’acqua potabile. Bene divenuto prezioso e rivolto a pochi beneficiari, in sostanza quelli che possono permettersi di comprarla. Il resto della popolazione, viene ghettizzato, relegato all’accattonaggio e alla sopravvivenza. E’ condannato a essere diverso, a vivere, nella scala sociale, uno scalino più in alto di un cimitero rom. Ma l’acqua è un pretesto, è il modo di paragonare le differenze, le intolleranze e le emarginazioni dei giorni nostri, di quanti non possono stare ‘dietro la recinzione’ della soglia comune.

Ecco che un ex prete, una donna cinquantenne desiderosa di una gravidanza, un musulmano, un disabile, un marito infedele e una visionaria diventano lo specchio di chi può riscattarsi solo, ad esempio, attraverso i personaggi delle serie televisive. Ed è in questo che la regia crea la magia: The Walking Dead, Breaking Bad e La casa de papel escono dagli schermi e mostrano la potenza della costruzione cinematografica sul palco (se ben architettata).


Il testo, gli attori e il messaggio

Ogni aspetto di questo spettacolo è lodevole. La regia associata di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi può contare sulla drammaturgia di allucinazione collettiva di Gabriele Di Luca ma che è al contempo, l’analisi lucida di un presente che stenta a riconoscere le unicità di ogni singolo essere umano. Momenti di poesia si alternano a guizzi di ilarità, riempiendo la sala di bellezza.

E’ un testo spietato, onesto, tremendamente umano, così umano che Dio perde la funzione salvifica in quanto spettatore che ‘scureggia’ sull’umanità dall’alto dei cieli ma al suo posto è la voce di uno speacker quella che incita al bene, a non perdere la speranza. Un testo che gli attori Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi ingurgitano e sputano sul pubblico con una bravura decisamente sopra la media nazionale.

L’arte, come il Cous Cous Klan, forse ha una speranza. O forse ogni giorno è fine a se stesso e va accettato per la sua imprevedibilità. Di certo, fin quando si respirano spettacoli di tale spessore, il futuro auspicato da quella voce alla radio potrebbe essere realtà.

Visto il 08-01-2019