«In qualche momento della nostra vita tutti ci siamo sentiti “bambini anatra”: diversi, non amati, marginalizzati, bullizzati», leggiamo nelle brevi note di regia di Cronache del bambino anatra, opera in un atto appena presentata in prima assoluta al Cantiere d'Arte di Montepulciano. Ricavata dall'omonimo testo teatrale a due voci di Sonia Antinori, nato da un'idea iniziale delle attrici Carla Manzon e Maria Ariis, che lo tennero a battesimo nel 2016 con la regia del compianto Gigi Dall'Aglio. Il primo, in assoluto, ad affrontare il tema complesso e doloroso della dislessia, neuro divergenza che comporta disturbi della capacità di lettura, scrittura e calcolo- Ma che non incide sui rapporti interpersonali, sull'intelligenza, sulla creatività.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Una pièce teatrale universalmente apprezzata
Pièce teatrale molto rappresentata in Italia e all'estero sia per lo scottante argomento, sia per la sua penetrante intensità, Mauro Montalbetti – direttore artistico del Cantiere – l'ha voluta a base di un'opera appositamente commissionata ad Antonio Giacometti, al cui libretto ha provveduto la stessa Antinori. Adattando il testo originale e portando a quattro personaggi in scena. Così, questa Cronache del bambino anatra - in origine minimale storia di affetti tra una madre anziana, affetta da Alzheimer ed un maturo figlio musicista - si allarga ora in salti temporali dove assistiamo al problematico rapporto fra un bimbo affetto da dislessia con la maestra, i compagni, ma sopra tutto con una madre che non sa (o non vuole) riconoscere il problema del fragile figlio, tormentandolo con le sue rampogne.
Una partitura articolata, complessa, varia
La complessa partitura di Giacometti, affidata qui all'AltreVoci Ensamble procede concitata e guizzante, sfruttando ogni risorsa timbrica di questa efficiente formazione dedita al repertorio contemporaneo, che taglia il traguardo dei primi dieci anni d'attività. Largo spazio è lasciato dal compositore bresciano al parlato, con rapide incursioni in nervose impennate melodiche, ponendovi sotto una tavolozza strumentale sapiente e fantasiosa. Dal podio Giuseppe Prete guida voci e strumenti con polso fermo e consapevole risolutezza, mettendo bene a fuoco l'articolato edificio musicale.
Il soprano Graziana Palazzo è l'impaziente maestra, poi la giovane mamma; il mezzosoprano Tiziana Tramonti l'anziana e disorientata madre; il tenore Mirko Guadagnini il figlio adulto; il piccolo Cosimo Chechi il bambino dislessico. Bravissimo in scena, ma ahinoi dall'intonazione periclitante. Il Coro di voci bianche dell'Istituto di musica “H.W.Henze”, preparato da Chiara Giorgi, viaggia a gonfie vele.
Ecco una regia forte e vigorosa
Luca Valentino non ha problemi con i ridotti spazi del Teatro Poliziano, ed elabora per l'incalzante testo una regia forte e vigorosa, psicologicamente penetrante e spinta ad una aderente caratterizzazione dei singoli caratteri. Risultato, uno spettacolo parecchio coinvolgente, con momenti di toccante emozione.
Le semplici scene di Federica Angelini e Luca Luchetti compiono rapidi mutamenti, sottolineati dalle luci di Silvia Vacca. Mara Pieri veste i personaggi con abiti ordinari, com'è giusto. Lo spettacolo è stato coprodotto con il Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria e il suo Festival Scatola Sonora, di cui Valentino è direttore artistico. Novità ben accolta: al termine, generosi applausi arrivano dalla sala ad interpreti, regista, direttore, orchestra, a tutti quanti hanno contribuito all'allestimento.