Un’esperienza unica ed ipnotica: il travolgente ed istrionico Stefano Bollani è tornato ad una dimensione più disinibita e jazz, complici i componenti del suo Danish trio, ovvero Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria, con cui dà vita ad uno spettacolo dall’essenzialità primitiva e ribelle, caratteristica delle più grandi formazioni in trio della tradizione jazzistica.
Un ensemble affiatato e complice, grazie ad una frequentazione che risale al 2002 quando, in occasione della vittoria di Enrico Rava al “Jazzpar” di Copenaghen, i tre si sono ritrovati in un sestetto creato ad hoc per l’occasione dallo stesso trombettista. Da questo incontro è nata una sincera amicizia tra i tre musicisti, che li ha portati a condividere un percorso musicale costante e variegato, che è culminato con una serie di produzioni discografiche, anche molto differenti tra loro per approcci e stili musicali.
Un concerto travolgente, tra virtuosismo e creatività
Un concerto eclettico e coinvolgente che si muove tra versioni jazz di brani di cantautori italiani e sorprendenti riletture di standard ormai consolidati: partendo da una composita varietà di fonti musicali i tre musicisti intraprendono un viaggio stilistico serrato e versatile, che da un omaggio alla musica di Antonio Carlos Jobim - tra gli autori prediletti di Bollani, prosegue attingendo al repertorio di questo trio strepitoso.
Bollani conquista per la sua tecnica, l’originalità e l’incontenibile verve ironica - con cui coinvolge anche i suoi compagni danesi. Una miscela efficace e travolgente è quella creata dagli scambi tra la batteria di Lund, da un punto di vista ritmico forte e concreta, ma timbricamente creativa, il contrabbasso di Bodilsen, solido ma versatile nel seguire i compagni, e il pianoforte di Bollani che coniuga sapientemente una spiccata creatività armonica e un virtuosismo che sa essere fortemente comunicativo e immediato.
Lo spettacolo si distingue per uno stile ormai consolidato, unito a suggestioni nuove e originali emerse in alcuni brani inediti e improvvisazioni, concepiti in vista una futura incisione discografica.
Bodilsen al contrabbasso e Lund alla batteria non si limitano unicamente a fornire la base ritmica, ma riescono a creare un impasto sonoro tipico del loro modo di far musica, che si intreccia perfettamente con gli scatti e le sospensioni del piano di Bollani.
Spiega Bollani: “C’è una chimica speciale all’interno del trio, difficile da spiegare a parole […] Abbiamo una visione condivisa sul come affrontare i brani, che a volte può essere più importante dello stesso materiale musicale […] In questo gruppo l’ascolto è un elemento centrale e ciascuno di noi è, in ogni istante, attento a ciò che gli altri stanno suonando, concentrato sul suono nella sua totalità. Esattamente il mio ideale di gruppo jazz”.
La musica jazz nasce proprio dall’incontro di diverse culture, diversi generi musicali e diverse idee e l’elemento essenziale di questo incontro è proprio l’ascolto.
Gleda: la gioia di vivere la musica totalmente
Ciò che conquista è la pura e semplice gioia che i tre musicisti trasmettono nel suonare insieme, nel dialogare musicalmente tra di loro, nel creare musica: non si può che rimanere rapiti dal genuino piacere che provano nel fare ciò che amano e che più li appassiona. Ed è proprio la gioia, in norvegese “gleda” il collante che tiene unito musicalmente il Danish Trio: la gioia di vivere la musica totalmente, esplorandone tutte le strade, anche quelle meno battute.
Stefano Bollani, Jesper Bodilsen e Morten Lund sentono la musica, la sviluppano, la interpretano, la nutrono, comunicando con un’immediatezza disarmante al pubblico quel senso di gioia (“gleda”) di vivere la musica senza pregiudizi né costrutti, che costituisce la discriminante, la ragione per cui vale assolutamente la pena prendere parte ad una loro esibizione dal vivo.