Quale spettacolo può vedere seduti in platea anziani, adulti e bambini?
Quale spettacolo, dopo circa 5 minuti, rende gli occhi degli spettatori incantati e stupiti?
Quale spettacolo ci ricorda le nostre fragilità e insicurezze trasformandole in un universo sognato che ci fa ridere a crepapelle?
E' semplice! Quando sale sul palco un clown.
Il palco in questione è quello del Teatro Vittoria, il clown è David Larible.
Clown d'oro al festival di Montecarlo, rappresenta la settima generazione di una famiglia di tradizione circense; Larible è un clown DOC. Arriva con un'enorme scatola sulle spalle ma in scena c'è già Gensi, un ornatissimo clown bianco che imbraccia una viola sfortunata: entrambi vogliono fare lo spettacolo. Il Direttore del Teatro, però, decide che devono farlo insieme. Comincia il duello in un avvicendarsi di numeri che arriveranno a lasciare nel dimenticatoio la storia faticosamente imbastita nella prima parte. I numeri del clown Larible sono classici, alcuni già visti, altri troppo, come l'ennesimo braccio nella manica di cappotto (realizzato alla carlona) ma Larible strizza l'occhio al pubblico, che è la sua vera spalla. Se si trattasse di un giovane clown a cui è stata data la possibilità di fare uno spettacolo a Teatro preparandolo in un mese, sarebbe giustificato; risulta mediocre dal momento che si tratta di un artista pluripremiato che gode di fama mondiale. Ciò che non fa di questo spettacolo un'operazione riuscita è che Larible non si spinge mai oltre il tracciato della sua gloria passata, accontentandosi che essa parli per lui. Applaudo senz'altro la carriera stupefacente ma non serve che io paghi un biglietto per questo: il nuovo spettacolo di Larible è fatto di collage di numeri vecchi vent'anni e più. Lo stupore negli occhi si spegne quando inspiegabilmente, con la maschera ancora indosso, il carattere del Clown sparisce e, come fosse al Festival di Sanremo, comincia a cantare “Roma non fa la stupida stasera” per poi ricominciare di nuovo la “pagliacciata”. Il Clown ride, piange, si dispera, canta e suona tanti strumenti (non strimpella!) rimanendo sempre un Clown: Larible sale e scende dal naso rosso senza preoccuparsi di quello che sta facendo con inspiegabile superficialità. Meravigliosa l'idea dei commenti musicali dal vivo, curati da Stephan Kunz al pianoforte e alla fisarmonica: piacevole come un fanciullo alle prime esecuzioni. A Kunz e a questo cast a cui piace tanto la canzone napoletana, dedico questo detto: “meglio nu malo vicino che nu principiante de viulino”. Perchè mai costringere il pubblico a assistere ad una pietosa e imbarazzante collezione di stecche? Perchè mai mettere in scena un musicista se questo non riesce a completare una frase musicale senza inciampare ogni due battute? Non contenti dello strazio inflitto al povero pianoforte, gli mettono in braccio anche una fisarmonica, e l'imbarazzo cresce. Non più felice è stata la prova del Clown Gensi, anche lui approssimativo: comincia abbozzando un carattere e determinando un ruolo, finisce passando i piatti a Larible e altre poche mansioni da servo di scena: del Clown bianco non v'è più traccia. Neanche degli occhi incantati e stupiti.
Intrattenimento
DESTINO DI UN CLOWN
Nuovo spettacolo, Vecchi numeri
Visto il
14-02-2012
al
Vittoria
di Roma
(RM)