Alessio Boni vive con ardore i panni e l’armatura del suo personaggio. L’adattamento del testo di Cervantes, a opera di Francesco Niccolini, catapulta lo spettatore, già dalle prime battute, al tempo del regno Filippo III di Spagna e la magia ha inizio.
Il cavaliere errante, difensore dei deboli e degli oppressi, animato da coraggio e amore, non si sottomette ad una morte priva di onore e chiede al Sinistro mietitore il tempo necessario a compiere le sue valorose imprese.
Don Chisciotte non si arrende, mai! Con uno stupore fanciullesco si meraviglia ogni qual volta trova impedimenti alle sue gloriose azioni: come mai non si combatte l’ipocrisia e la malafede e invece si vuol porre freno a chi è animato da alti ideali? Una domanda a cui in tanti secoli non abbiamo ancora dato risposta.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Alessio Boni vive con ardore i panni e l’armatura del suo personaggio, dal primo all’ultimo istante. Colui il quale non viene mai meno a quella che definisce la virtù più grande e cioè il coraggio di restare fedele ai propri sogni, “specie ai sogni della giovinezza”. Mantiene sempre ciò che ha promesso! Don Chisciotte è un paladino della lealtà, di ciò che spaventa perché troppo puro.
Tradizione e innovazione
Questo adattamento del testo di Cervantes, a opera di Francesco Niccolini (con la regia condivisa tra Alessio Boni, Roberto Aldorasi e Marcello Prayer), catapulta lo spettatore, già dalle prime battute, al tempo del regno di Filippo III di Spagna e la magia ha inizio.
Le dinamiche scenografie di Massimo Troncanetti si scompongono e ricompongono di continuo, grazie agli attori che con bravura e abilità si moltiplicano nelle parti interpretate. Impossibile dire chi, tra Pietro Faiella, Liliana Massari, Francesco Meoni, Elena Nico e Marcello Prayer, sia stato più bravo.
Con i costumi, di Francesco Esposito, fedeli al tempo, alcuni di loro si lanciano in “licenze” dialettali, che alleggeriscono il testo senza tradirne il significato e regalando momenti di vivace ilarità.
Il pubblico, partecipe dei sentimenti di Don Chisciotte, viene poi totalmente assorbito nel gioco di luci (per opera di Davide Scognamiglio), musiche (curate da Francesco Forni) e immagini, che quasi al termine del racconto fanno da contorno al delirio onirico del protagonista.
Legami indissolubili
Il suo vivere nel mondo dominato da Sacripante lo allontana dalla logica insensibile di chi arriva a fare un falò dei testi a lui tanto cari, ma lo avvicina in modo viscerale ai suoi compagni di avventure.
Ronzinante, abilmente costruito e perfettamente animato da Nicolò Diana, così che par vivo e reale nelle sue mille mosse, nei suoi nitriti e soffi dalle narici, emoziona nella tenerezza con cui si muove, in accordo con le parole e i sentimenti del suo cavaliere, ancor prima che siano espressi.
Sancho, saldamente ancorato alla realtà, alle necessità materiali dell’esistenza, all’inizio guarda con circospezione Don Chisciotte, ma poi, quando egli è indebolito e scoraggiato, lo riporta con empatia sulla via del sogno. Serra Yilmaz ne veste i panni: i suoi occhi magnetici, la sua pacatezza a dir poco serafica, la sua spiazzante ironia rendono il suo scudiero il perfetto completamento del cavaliere errante dalla fama immortale!