El Pelusa y la Negra è uno spettacolo di teatro-canzone capace di creare un’interessante dialogo tra due grandi personalità capaci di genio e sregolatezza, ma anche di sentimenti e lotte. È anche un bel viaggio musicale dall’atmosfera argentina, con suggestioni partenopee, accompagnato dalla bellissima voce di Simona Molinari.
Diretto da Cosimo Damiano Damato, che ne è anche interprete, El Pelusa y la Negra è tratto da Hasta siempre Maradona, un’autobiografia apocrifa su Diego Armando Maradona scritta dallo stesso Damato e impreziosita da un contributo di Gianni Minà e dalle prefazione di Erri De Luca.
Al libro si affianca Hasta siempre Mercedes, disco pubblicato da BMG che raccoglie tutte le canzoni della rappresentazione interpretate da Simona Molinari. Entrambe le opere si fondono sul palcoscenico dando vita ad uno spettacolo carico delle emozioni di due vite molto diverse, ma accomunate da origini simili e da visioni affini.
Dal repertorio classico argentino al cantautorale italiano
Simona Molinari presta la voce e racconta la vita di Mercedes Sosa: La Negra, come era affettuosamente nota per via dei capelli nerissimi e delle sue origini Diaguita, nasce nel 1935 a San Miguel de Tucumàn in una famiglia molto povera.
Sin dall’adolescenza mostra le sue grandi doti canore e presto si afferma come pilastro della canzone popolare argentina. Peronista e attivista è costretta all’esilio all’estero quando la dittatura di Videla si afferma in Argentina, sprofondando anche nella depressione e in una parentesi di hashish e whiskey prima di ritornare nella terra natia sfidando la dittatura con le sue canzoni.
Cosimo Damiano Damato interpreta e narra le vicissitudini di Diego Armando Maradona: El Pelusa, come lo chiamavano da ragazzo per via della folta chioma, nasce nel 1960 a Lanùs e cresce, tra difficoltà e indigenza, nelle disagiata periferia di Buenos Aires. Ben presto emergono le sue qualità calcistiche che lo trasformeranno nel Pibe de oro: i due scudetti con il Napoli, la Coppa del Mondo con l’Argentina, poi la squalifica per doping e la dipendenza dalla cocaina, i problemi giudiziari, l’amicizia con Fidel Castro e l’ammirazione per Che Guevara.
El Pelusa y la Negra inscena un parallelismo fra due personalità capaci di stamparsi indelebilmente nella cultura di massa. L’atmosfera è una commistione tra il tango e la tamurriata grazie a classici come Gracias a la vida e Canciòn de las simples cosas e agli omaggi a Pino Daniele e Lucio Dalla, per finire con un successo come Don’t cry for me, Argentina.
Buone interpretazioni, amalgama da migliorare
Simona Molinari, oltre ad essere un’ottima cantante, mostra ancora una volta di essere una brava attrice: grintosa, canta mentre suona il tamburo argentino, attraversa il palco danzando e soprattutto è capace di emozionare narrando la vita di Mercedes.
Cosimo Damiano Damato ha una buona presenza scenica e veste bene i panni di Maradona, tuttavia l’interpretazione migliorerebbe ulteriormente con qualche parola in più in spagnolo e con un accento più argentino sulle intercalari bueno e claro.
Interessante il testo, in particolare le parti relative a Mercedes che sono molto chiare e lineari, mentre quelle su Maradona, in qualche passaggio, paiono troppo articolate ed eteree. È pressoché assente l’interazione fra i due attori e l’intesa scenica deve senz’altro essere migliorata.
Da trovare anche il giusto equilibrio fra musica e parole: il Sudamerica Quartet è capace di creare ottime sonorità che, però, talvolta sovrastano il canto o le parole. Lo schermo alle spalle degli attori è una buona trovata, tuttavia può essere utilizzato più efficacemente.
In conclusione El Pelusa y la Negra è uno spettacolo di teatro-canzone musicalmente piacevole e dalla trama intrigante, ma con ancora margini di miglioramento.