Paradiso XXXIII di e con Elio Germano e Teho Teardo coglie nel segno regalando un’esperienza immersiva dentro l’ultimo canto de La Divina Commedia. Il Paradiso si svela agli spettatori in un’unione inscindibile fra voce/corpo dell’attore romano, musica del compositore Teho Teardo e regia visionaria di Simone Ferrari e Lulu Helbaek.
Lo spettatore viene catapultato al cospetto dell’indicibile così meravigliosamente descritto dalle parole di Dante, in quella immensità di cui non si vede l’inizio e la fine. Dante si fa corpo in Elio Germano, che prende in prestito i versi facendoli suoi con molto rispetto e misura. Declamando, non interpretando, l’attore ben incarna lo stupore con cui ci si avvicina all’estasi della luce dell’Empireo.
La dimensione visiva è insieme immersiva e totalizzante, le videoproiezioni e le animazioni accompagnano la declamazione con un moto sempre acceso, dinamico ma fluido, astratto ma allo stesso tempo quasi tangibile. La musica di Teho Teardo in consolle fra suoni elettronici e acustici si fa tutt’uno con quella live del duo viola e violoncello sul palco, contribuendo alla creazione di una dimensione sospesa e onirica.
La ragione lascia il passo all’emozione, al sentimento che scaturisce dalla dimensione crossmediale in un’esperienza totale che abbraccia il teatro trascendendo generi e definizioni. Tutto questo è reso possibile grazie alla contaminazione di linguaggi tecnologici e teatrali, l’impianto scenico tutto è al servizio dell’evento-esperienza che si sta portando sulla scena.
L’avvicinarsi al “mistero insondabile” del Paradiso rappresenta un crescendo che esplode poi nei più celebri versi della Commedia, versi immensi ed eterni.