La messa in scena di Thomas Guthrie sul grande palcoscenico della Sala Santa Cecilia è misurata ed efficace, e il Coro partecipa all'azione con ironia senza mai perdere la precisione degli attacchi.
Evento di fine stagione al Parco della Musica di Roma per una serata fuori abbonamento con l’eccellenza della musica barocca: Sir John Eliot Gardiner alla guida dei suoi storici complessi Monteverdi Choir e English Baroque Soloist ha regalato al pubblico romano una perla rara come è la versione integrale in forma semiscenica di Semele, un oratorio profano di George Frideric Handel.
Tratto da Le Metamorfosi di Ovidio, il libretto narra la vicenda di Semele, figlia di Cadmo re di Tebe, che in procinto di andare sposa ad Atamante viene rapita e sedotta da Giove che la illude facendole immaginare una impossibile immortalità. Giunone, spinta dalla gelosia, si trasforma in Ino, sorella di Semele, e le suggerisce di chiedere a Giove di unirsi a lei nella sua forma divina, anziché nel travestimento mortale. L’ambizione porterà Semele alla rovina e morirà bruciata dalle fiamme del potere di Giove.
L’intricata vicenda di seduzioni, travestimenti, capricci divini e drammi mortali è splendidamente resa dalla musica di Handel e dal libretto di William Congreve, che scandalizzò i contemporanei per le trovate divertenti e gli espliciti riferimenti sessuali.
L’azione intorno all'orchestra
La messa in scena di Thomas Guthrie sul grande palcoscenico della Sala Santa Cecilia è misurata ed efficace, e il Coro partecipa all'azione con ironia senza mai perdere la precisione degli attacchi in splendido affiatamento con il bel suono dell’orchestra e con l’azione dei protagonisti. Da sottolineare anche l’efficacia delle luci discrete ma narrative di Rick Fisher.
Louise Alder è una convincente Semele, appassionata e disinvolta anche negli spericolati abbellimenti, Hugo Hymas è un umanissimo Giove, Lucile Richardot nei due ruoli di Ino e di Giunone, insieme ad un grande temperamento attoriale, sfoggia un timbro prepotente giusto per esprimere l’ira e la gelosia della regina degli dei; Carlo Vistoli, controtenore nel ruolo di Atamante, ha un canto morbido e suadente, ma è un po’ mortificato dalla dimensione della sala non certo adatta alle sonorità intime, Gianluca Buratto, basso profondo, interpreta con grande musicalità e presenza scenica due ruoli, il re Cadmo, autorevole e paterno e il divertente Somnus il dio del sonno.
Dopo quasi tre ore di musica passate con leggerezza e divertimento, il pubblico entusiasta ha tributato lunghissimi applausi alla maestria di Sir John Eliot Gardiner ed a tutti i protagonisti della serata.