Falstaff va in scena al Verdi di Busseto. Teatro graziosissimo invero, ma di ridotta capienza, dalla buca e dal palcoscenico di dimensioni modeste. Ciò nonostante, dato che in questi pressi il Maestro ebbe i natali, e malgrado che in questa sala non abbia mai posto piede, è imprescindibile inserirlo con più eventi nel cartellone del Festival Verdi.
E poi qui si mangia assai bene, come ben sanno i melomani italici e stranieri accorsi in gran numero a godersi l'estrema creatura verdiana nell'inedita versione cameristica approntata dal direttore/arrangiatore Alessandro Palumbo, dal regista Manuel Renga e dallo scenografo/costumista Aurelio Colombo. Gli stessi che un anno fa qui hanno presentato Rigoletto e la maledizione dai tratti analoghi. E che ci sottopongono ora uno spettacolo di rara leggerezza, di una comicità fine ma trascinante.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Un'orchestra ripensata ex novo
Pure questo Falstaff per così dire 'mignon', per distinguersi dall'originale ha un sottotitolo, Tutto nel mondo è burla, parole che aprono il carosello finale. Che poi di mignon vede solo la compagine strumentale, impegnata in un arrangiamento per ensamble da camera ideato ex novo da Palumbo - come già fece per Rigoletto - e destinato ad un quintetto d'archi fornito dagli ucraini Kyiv Virtuosi, ad un settimino di fiati inviato dalla Filarmonica Toscanini, e al piano suonato da Gianluca Ascheri.
Spedita e spiritosa riorchestrazione che, se dapprima fa giocoforza rimpiangere quella originale, poi pian piano, fattoci orecchio, ti conquista: perché calibrata, leggera, stuzzicante e comunque foriera di colori. E pervasa di quegli umori popolareschi che accompagnavano le musiche di Verdi per le vie del Bel Paese.
La musica, però, c'è tutta
Attenzione, però! La partitura viene eseguita per intero, e la compagnia vede tutti i suoi personaggi, meno solo l'oste ed il paggio. I quali, comunque, non cantano. Dal canto suo Palumbo si palesa concertatore perspicace e flessibile, perfetto trait d'union tra buca e palco, sostenendo a dovere la fatica degli interpreti. Dieci cantanti ai quali Verdi non richiede prodigi vocali bensì ritmo, colori, spontaneità, precisione.
E, va da sé, uno strepitoso gioco di squadra. Il pingue protagonista trova in Franco Vassallo un vulcanico chiosatore - voce imponente, solida, melodiosa - quando con travolgente humour ammicca, chiaroscura, sfuma, fraseggia unendo destrezza e naturalezza, traendo dalle parole tutto il loro potenziale musicale ed espressivo. E la contrapposta figura del geloso Ford la vediamo affrontata con piglio sicuro da Andrea Borghini, baritono dalla vocalità ben proiettata, ben appoggiata e fraseggiata con valentia. Un Ford irruente, orgoglioso, impulsivo, spigoloso, che padroneggia bene il suo celebre monologo.
Le tre comari, e poi gli altri
Alice è affidata ad Ilaria Alida Quilico, che vi profonde un timbro serico, luminosità e grazia, ma anche giuste spolverate di pepe. Shaked Bar tratteggia una Meg perfetta; Adriana Di Paola, senza mai andare sopra le righe, con il suo notevole profilo mezzosopranile consegna una Quickly ammiccante e gioviale.
La coppia di teneri innamorati Fenton e Nannetta è formata da Vasyl Solodkyy – voce tenorile di buon peso. gradevole e ben amministrata, degna di traguardi superiori - e dalla giovane Veronica Marini, soprano leggero dalla fresca e piacevole emissione. A completare il cast, tre cantanti/attori impeccabili e spassosi: per Bardolfo, Roberto Covatta; per Pistola, Andrea Pellegrini; per Cajus, Gregory Bonfatti.
Una regia svelta e dinamica
Due parole sulla regia di Manuel Renga, che si appoggia alle sintetiche scene di Aurelio Colombo, ora un po' da osteria, con tanti tavoli, ora da salotto borghese. A lui dobbiamo pure i variegati abiti vagamente Anni Trenta, che funzionano alla grande.
E' una regia zampillante d'idee, in perenne, serpeggiante movimento, arricchita da qualche indovinata controscena, che in un climax da pochade francese consegna ad un pubblico divertito e soddisfatto uno spettacolo arioso, fluido, spassoso. Inutile aggiungere che gli applausi sono stati lunghi e generosi.