FANTASMI

Un dramma psicologico tra realtà e teatro

Un dramma psicologico tra realtà e teatro

Realtà e finzione, teatro e teatro nel teatro,“fantasmi” e comparse: Nanni Garella torna in scena con Fantasmi - già portato sul palco nel 2008 - il primo atto di I giganti della Montagna di Luigi Pirandello - testo del 1931 rimasto incompiuto.

Gli attori psichiatrici di Arte e Salute sono i protagonisti assoluti di questo spettacolo, fortemente caratterizzati come uomini, attori e personaggi. Sembrano dispersi in un paesaggio deserto, surreale, un luogo-fantasma s-popolato(?) di presenze, racconti, fatti immaginati o recitati.

All’inizio anche il pubblico – che non può sedersi per i primi minuti dello spettacolo (i posti a sedere sono coperti da teli, sotto potrebbe esserci qualunque cosa!?) viene chiamato a far parte di quel gruppo di uomini bizzarri e disadattati – gli Scalognati appunto o abitanti della Villa della Scalogna - che si muovono come marionette in un paesaggio che evoca l’idea del sabbioso, del polveroso. Un paesaggio in cui scavare, un luogo in cui cercare e disotterrare vicende e cadaveri? Lo spettacolo ha il sapore di un giallo drammaturgico messo in bocca a personaggi-testo che celano misteri.

Sul palco lo spazio dell’attore segue una struttura a specchio (in cui non ci si specchia), ma da cui si colgono diversità alienanti: da una parte gli Scalognati, dall’altra la Compagnia della Contessa, uno di fronte all’altro come in un duello corale.

Gli attori restano su un palco coperto di teli color avorio antico che non presenta mai notevoli cambi di scena, mentre i dialoghi dischiudono interessanti colpi di scena grazie a un intrigante rapporto interscambiabile tra fatti reali e vicende narrate nel gioco del teatro.

Il lavoro palesa un solido laboratorio drammaturgico, non a caso Nanni Garella afferma: “prima la drammaturgia, poi la messa in scena”, oppure “nell’affrontare Fantasmi cercai di applicare quel metodo con un impeto sperimentale travolgente, aiutato com’ero da attori speciali, che incarnavano i personaggi (…) erano già carne e sangue del testo prima di recitarlo”.

Siamo di fronte a un testo denso, senza lacune, ma che è vivo e incisivo nella materia attoriale: il corpo, la voce, le parole.

I fantasmi non vanno cercati lontano, sono dentro di noi”. Questa frase conduce a un altro terreno, quello del dramma psicologico individuale che diventa dramma corale, (in questo caso) sul palco: i fantasmi interiori  dell’individuo si moltiplicano e si concretizzano al punto da confondersi con la realtà, mentre le loro caratteristiche diventano caratterizzazioni. La persona non diventa il personaggio, ma i personaggi (!), si moltiplica o si divide, in linea perfetta con il tema della scissione dell’io pirandelliana novecentesca. 

Fantasmi fa capire quanto sia attuale Pirandello, se lo si mette in relazione al dramma dell’uomo-persona-personaggio nella società attuale, e di quanto sia ancor più palpabile nei pazienti psichiatrici.

Come in tutti gli spettacoli di Garella ancora una volta il disturbo psichico diventa un punto forza: l’allucinazione – il fantasma interiore – è diventata immaginazione palpabile e ingrediente tangibile per una drammaturgia unica e irripetibile nel suo genere.

Visto il 14-02-2017