Lirica
FIDELIO

Inaugurazione di lusso per la nuova stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Inaugurazione di lusso per la nuova stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Inaugurazione di lusso per la nuova stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Fidelio di Beethoven in forma di concerto e Antonio Pappano sul podio. L’unica opera lirica composta dal genio di Bonn ha avuto una genesi lunga e complicata, ben tre versioni con titoli diversi e quasi dieci anni tra la prima e quella definitiva del 1814. Si tratta di un Singspiel, cioè di un’opera che prevede, insieme al canto, anche dialoghi parlati e che ha, tra l’altro, come illustre precedente il mozartiano Flauto Magico.

La vicenda si rifà a un genere allora in voga, quello delle storie a lieto fine in cui trionfano la verità e la giustizia e soccombe il male. Florestan è tenuto ingiustamente in prigione da don Pizarro, crudele Governatore della prigione di Stato, la sposa Leonora per cercare di liberarlo si traveste da uomo e, con il nome di Fidelio, si fa assumere da Rocco capocarceriere. Nel frattempo Marzelline, figlia di Rocco, si innamora di Fidelio e, con grande imbarazzo di questo che non può svelare la sua vera identità, si comincia a pensare a un eventuale matrimonio. Nel carcere, insieme a Florestan, sono ingiustamente rinchiusi numerosi nemici personali del Governatore, per questo il Ministro Don Fernando progetta una ispezione. Allora don Pizarro decide di uccidere Florestan e ordina a Rocco di eseguire l’assassinio, ma questo si rifiuta, acconsentendo solo a scavare la tomba per cui si farà aiutare da Fidelio. Leonore-Fidelio riconosce nella vittima predestinata il marito tanto cercato e, quando don Pizarro cercherà di portare a termine il suo delitto, impugnando una pistola rivelerà la propria identità e fermerà il Governatore. In quel momento l’arrivo del messo del Ministro impedirà la vendetta di Leonore che si farà riconoscere dal suo Florestan. Tutti escono nel cortile dove il Ministro annuncia ai prigionieri la fine della tirannia di don Pizzarro che verrà arrestato tra le manifestazioni di gioia per la fine dell’oppressione e le lodi a Leonore per aver liberato suo marito.

Dal punto di vista musicale, nel primo atto il pensiero corre continuamente a Mozart, soprattutto nell’iniziale duetto tra lo spasimante Jaquino e la ritrosa Marzelline e nel brillante concertato con Rocco, Fidelio, Marzelline e Jaquino. Nel secondo atto emerge tutta la solennità beethoveniana e nell’aria di Florestan si avvertono suggestioni che anticipano il wagneriano Tristan. In quello che dovrebbe essere un cambio di scena, è stata eseguita l’ouverture Leonore n. 3, secondo una tradizione inaugurata da Gustav Malher, un brano di solenne sinfonismo che viene spesso eseguito come pezzo da concerto autonomo. Questa cesura introduce il finale con l’esplosione di gioia per la libertà ritrovata e la vittoria sul male.

Il clima di festa della serata inaugurale è stato rafforzato da questa bella esecuzione con un suono orchestrale perfetto nelle parti strumentali e discreto e mai prevaricante in quelle cantate, un cast di prim’ordine in cui spiccano il commovente Florestan di Simon O’Neill, la Leonore di Rachel Willis-Sorensen e la presenza scenica e la potenza espressiva del Don Pizarro di Sebastian Holecek. Una citazione a parte è riservata alla bellissima prestazione del Coro di Santa Cecilia diretto da Ciro Visco, che si conferma ai massimi livelli internazionali. Il protagonista della serata, festeggiatissimo, è stato naturalmente Antonio Pappano.

Visto il 24-10-2016