La Filumena Marturano di Liliana Cavani è senza dubbio una rappresentazione di livello elevato, al di fuori di tutto ciò che è ordinario. Mariangela D’Abbracio e Geppy Gleijeses sono fondamentali per riportare questa commedia teatrale il più vicino possibile all’originale di Eduardo De Filippo.
Eroina nell’immaginario collettivo napoletano
Filumena Marturano, scritta nel 1946 da Eduardo De Filippo e concepita appositamente per l’interpretazione della sorella, Titina, fra tutti i capolavori composti dal drammaturgo napoletano è la commedia tra le più apprezzate all’estero. Decenni di rappresentazioni, grandi prestazioni interpretative e successi di pubblico indimenticabili, hanno mitizzato la protagonista Filumena sino a renderla una vera e propria eroina dell’immaginario collettivo napoletano, uno dei personaggi tra i più amati di sempre. Aspetti che aumentano esponenzialmente, per gli attori, le difficoltà interpretative.Insieme sul ring
Come un ring: da una parte Filumena Marturano (Mariangela D’Abbraccio), quarantottenne ex prostituta e fedele compagna di tutta una vita, dall’altra Domenico Soriano (Geppy Gleijeses), cinquantaduenne rampollo borghese con la passione per i cavalli e le donne. L’aria è carica di tensione per l’abile stratagemma, il matrimonio in articulo mortis, con il quale Filumena scongiura l’unione di Domenico con la ventenne Diana, evitando la distruzione di venticinque anni di sacrifici e speranze.Domenico è furente e, nel vero e proprio botta e risposta, i due protagonisti non risparmiano un colpo. Domenico Soriano ha la legge dalla sua e annulla il matrimonio, un vero colpo da knock-out. Non sufficiente, però, per mettere al tappeto Filumena Marturano, che rivela di avere tre figli, già uomini, cresciuti con i soldi di Domenico. Ma c’è di più: “Uno ’e chilli tre è figlio a te!”.
Una testo di impegno civile
La regia di Cavani, in luogo dell’originale suddivisione in tre atti, preferisce l’atto unico intervallato da brevi spezzoni con il palco in penombra, scelta che aumenta l’intensità della rappresentazione. Soltanto il duo D’Abbraccio - Gleijeses, attori di grande qualità e profondi conoscitori del mondo eduardiano per aver lavorato a lungo nella compagnia di Luca De Filippo diretti proprio dal padre Eduardo, potevano riportare a così elevato livello, genuino e fedele all’originale, questo testo di impegno civile e di lotta per i diritti (“’E figlie so’ ffiglie! Hann’ ‘a essere eguale tutt’ ‘e tre!”).In particolare D’Abbraccio sfodera un carattere di ferro, una gestualità perfetta e una sicurezza che rendono unica l’interpretazione. Ben definito, per regia e interpretazione, il botta e risposta tra Rosalia e Alfredo, capace di far mantenere ai “secondi”, in maniera comica e strappando sonore risate al pubblico, l’antitesi drammatica delle posizioni.