Una ferraglia telecomandata a forma di monopattino, dal quale sbuca un palloncino, cammina in circolo su un palcoscenico semibuio – palcoscenico che non sarà mai illuminato a giorno – entra Antonio Rezza buca il palloncino e dice: «La spensieratezza va stroncata alla nascita!». Così esordisce Fratto_X, nuova creazione del geniale duo Antonio Rezza e Flavia Mastrella.
Novanta minuti scorrono velocemente e Rezza, che spende tutto sé stesso sul palcoscenico - col suo corpo esile, un naso importante e un capello ribelle - interpreta una carrellata di personaggi, situazioni, immagini strappando continue risate e applausi al pubblico. La platea ride ma è allo stesso tempo spiazzata da una comicità sfuggente, rapida cha racconta la vita ma a latere, attraverso freddure, voci che si accavallano, personaggi che si sovrappongono, e attraverso l’habitat – così lo definisce la Mastrella – che cambia di continuo, costruendo immagini sempre nuove che decostruiscono contemporaneamente la scatola scenica.
Non manca nemmeno la reale interlocuzione con il pubblico, Rezza gli parla, lo nomina, lo illumina attraverso uno specchio, rendendolo parte attiva di questa indefinibile performance, ma non tarda a designarlo «l’anello debole della catena». La catena teatrale che la creazione del duo Rezza-Mastrella mette costantemente in discussione con una scena decostruita e mobile, con un ininterrotto gioco di voci che si confondono, con lunghe pause, con personaggi che non rispondono mai del tutto al cliché di questa definizione. Rezza è impeccabile nelle sue costanti metamorfosi vocali e fisiche, coadiuvato in scena dall’assenza di musica, dalle luci sempre soffuse e colorate, e dalla presenza – ovviamente non parlante – di Ivan Bellavista. Un’arte raffinata, dissacratoria, in continua evoluzione, altrimenti detto imperdibile.